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Visualizzazione dei post da dicembre, 2006

Morte del Lupo Cattivo

L’ esecuzione di Saddam Hussein e’ stata unanimemente deplorata dal mondo politico italiano. Guardando la tv italiana dall’estero, sembrerebbe che i fatti del mondo accadano solo per consentire a politici di seconda fila di rilasciare interviste al TG1, e ai giornalisti di questo ripetere la solita litania di espressioni di "deplorazione, esecrazione, sdegno" ... e questo e’ l’aspetto tragicomico della faccenda. Le critiche confondono due piani che invece dovrebbero stare ben separati: quello della giustezza etica, e quindi della liceità della pena di morte, e quello dell’opportunità’ politica dell’esecuzione, che, si dice, potrebbe portare a nuove violenze e discordie. Ora, e’ facile osservare che in un atto di giustizia considerazioni politiche non dovrebbero entrare: ed infatti, le critiche italiane ed europee partono da un indimostrato assoluto etico, che respinge la pena di morte in ogni caso, in quanto ingiusta in se. Invece, il processo a Saddam e’ stato, e non poteva

Io tifo per Livia

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Andrea Camilleri è di nuovo in libreria con un altro romanzo avente per protagonista il Commissario Montalbano. Lo comprerò presto: apprezzo Camilleri, scrive storie godibili e, con il suo parlare misto di siciliano, è un autentico innovatore della lingua italiana. Un merito, questo, che i critici non gli riconosceranno mai, visto che, nella visione compartimentata dei colti di casa nostra, il genere poliziesco è ‘ minore’ e quindi giammai potrà aspirare al rango della ‘ vera’ letteratura. Sapegno del resto poteva liquidare con poche righe addirittura il grande De Filippo, che lui solo chiamava “ Edoardo ”, e nessuno, credo, ha mai incluso nei testi scolastici uno dei più conosciuti autori italiani del dopoguerra, Guareschi. Essere un autore popolare è una bestemmia per i nostri intellettuali, che non ammettono si possa coltivare, nelle lettere e nelle arti in genere, altro che i propri privati soliloqui. La scuola si perde per strada i giovani infliggendo loro il Rapisardi e Giovan

Maori

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Anni fa contrassi un'avvilente mésalliance con un’algida intellettuale italiana trapiantata in Germania che, oltre ad essere un’inguaribile bugiarda avvezza ad ogni sorta di sotterfugio, aveva una disgustosa e irrefrenabile perversione: vantarsi ripetutamente – anche in momenti di intimità - delle sue storie passate, descrivendole fin nei minimi dettagli. A quanto pare non sono l’unico cui è capitata una tale disavventura, perché leggo sul forum online di una famosa psicologa l’intervento di un giovane che riporta più o meno lo stesso fastidioso inconveniente. Il poveretto si colpevolizza per la sua gelosia retrospettiva, e la psicologa ovviamente ci mette il carico da undici reiterando i consumati stereotipi del maschietto in crisi spiazzato dall’emancipazione femminile. Ma è proprio così? Nessun uomo moderno, in realtà, si aspetta che la sua compagna sia vergine o inesperta. A molti nemmeno piacerebbe. Se la psicologa online analizzasse piuttosto la donna che frequentemente i

L'ipocrisia del concorso?

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Un articolo di Piero Ichino e la mia risposta L'ipocrisia del concorso Per reclutare servono strumenti nuovi di Piero Ichino Corriere della Sera 21 novembre 2006 Sul Corriere del 14 novembre Francesco Giavazzi ha indicato nelle «regole di reclutamento» attuali uno dei quattro difetti fondamentali del nostro sistema universitario. Lo stesso potrebbe dirsi in riferimento all'intera nostra amministrazione pubblica. Ma è un discorso difficile, perché porta a mettere in discussione niente meno che una regola contenuta nella Costituzione (articolo 97): «Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso». Il concorso dovrebbe garantire la scelta imparziale della persona migliore tra le disponibili. Ma l'esperienza insegna che nella maggior parte dei casi le cose non vanno affatto così; al punto che molti esperti considerano il metodo del concorso come un ostacolo alla scelta migliore. Il problema — va subito chiarito — non è costituito soltanto dal

Ricordo di mio nonno

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A chi gli domandava come si sentisse, rispondeva sempre: “ Magnificamente! ”. Lo fece anche il giorno della sua morte. Il suo rifiuto di lamentarsi e commiserarsi era totale. Chi ha ben vissuto non ha rimpianti. Un giorno, informatosi della salute di un mio zio, incontrato sulle scale, questi gli rispose - come spesso fanno i vecchi - mostrando cicatrici e ferite e parlando di dolori. Lui non l’avrebbe mai fatto. Reagì con un ‘bah’ che sintetizzava tutta la sua disapprovazione. Dopo i suoi funerali, mia nonna confidandosi in privato, sospirò pudicamente: “era così focoso”. Ogni tanto, da bambino, lo vedevo sparire di primo mattino, con il suo giaccone di fustagno di un colore indefinibile, il fucile, gli stivali, i cani, tra cui il fedele Bill, e tornare dopo giorni, pieno di fango, con in mano un carniere pieno di pernici, quaglie e fagiani. Mia nonna li prendeva, li spennava e li cucinava, e, senza saperlo, assistevo così al ripetersi di un rito antico quanto il mondo. In gioventù an

Memento

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" If you can't be a good example, then you'll just have to serve as a horrible warning " (Catherine Aird)

Il Diavolo Veste Prada

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“Il Diavolo veste Prada” è uno di quei film che si va a vedere senza troppe aspettative, giusto per passare due ore rilassanti al cinema. Tutt'altro che superficiale, è invece un bell'apologo, leggero e brillante, sulla vita moderna, e sul posto che occupa il lavoro nell'esistenza di ognuno. La giovane Andy (la deliziosa Anne Hathaway) arriva a New York e trova lavoro come assistente di Miranda Priestly (una grande Meryl Streep), celebre, iperattiva e dispotica direttrice di una importante rivista di moda. Catapultata in un universo a lei estraneo, e che le domanda un’adesione totale e un impegno assoluto, Andy sceglie di adattarsi ed integrarsi, facendosi coinvolgere da ritmi sempre più frenetici e vorticosi. Per il lavoro Andy finisce per rinunciare alla propria identità: per i vecchi amici e il fidanzato non c’è mai tempo, c’è sempre qualcosa di “più importante”. Quando l ’amico Nigel la avverte che “ il primo segnale del successo è la vita privata che va a rotoli ”, And

'O regolamento

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Regolamento degli autobus a Napoli - in dialetto

Puttanesimo integrale

Una tredicenne di Ascoli Piceno, raccontano i giornali, aveva messo su un bel business: vendeva foto osè di sé stessa, scattate col videofonino, ai compagnucci di scuola. Perché stupirsene? Se una diciottenne senza arte né parte può fare carriera e guadagnare improvvisamente un sacco di soldi spogliandosi per un calendario, logico che una tredicenne pensi che è lecito fare la stessa cosa, con mezzi più artigianali. La bimba, peraltro, nemmeno può essere accusata di venalità: il tariffario era di tre euro per una immagine del seno, quattro per le parti intime, dieci per la figura intera. Prezzi modici, quindi, lontani dai cachet stratosferici delle veline. Da tempo vado affermando che il moderno culto del corpo e del nudo ha perso ogni connotazione sensuale e seduttiva, per ridursi a uno strumento di autoaffermazione. Insomma, non è più un gioco interrelazionale uomo-donna, ma un esercizio autoreferenziale che impone stili e comportamenti, nel presupposto indimostrato che essi siano au

Però, Salerno!

La missione a Salerno è finita, e riparto assai contento. Ero arrivato prevenuto, aspettandomi di trovare nient'altro che un sobborgo della grande marmellata abusiva napoletana. Invece ho scoperto una città assai ben tenuta, ragionevolmente pulita e ordinata, piuttosto efficiente. Il suggestivo centro storico è in corso di ristrutturazione grazie ad un sapiente utilizzo dei fondi del programma europeo Urban. È ovunque percepibile, in Salerno, il polso fermo di un’amministrazione competente e lungimirante, attenta al dettaglio. E poi, intorno, i panorami incomparabili della Costiera Amalfitana, le bellissime ceramiche di Vietri, la suggestione aulica dei templi di Paestum. Infine, che bello in un autunno eccezionalmente clemente, passeggiare in maglietta sotto un sole caldo (oltre 20°) che illumina il lungomare, incrociando splendide ragazze dalla pelle ambrata e gli occhi di luna. Lascio Salerno davvero entusiasta, e spero di tornarci presto. L’aereo si libra su una Napoli notturna