Dagli amici ci guardi Iddio...



Ero a Kiev in Piazza Maidan, lunedì scorso, tra i dimostranti che accoglievano, in cagnesco, George Bush. Benché sventolassero bandiere rosse con la falce e martello, non potevo fare a meno di considerarli i miei migliori amici.
Per fortuna dal vertice di Bucarest l’allargamento della Nato all’Ucraina e alla Georgia non è passato. Rinviato a dicembre, come uno scolaretto che debba studiare ancora. E dobbiamo dire grazie a Sarkozy e alla Merkel, visto che la nostra politica estera ormai è all’insegna dell’ Embrassons nous, o del più matriciano “volemose bbene”.
Dell’inopportunità di portare la Nato fin sotto il naso della Russia, hanno detto in molti.
Per parte mia, sono persuaso che il vero e primo destinatario dell’offensiva diplomatica di Bush non è affatto la Russia. È l’Europa.

L’allargamento post-guerra fredda della Nato, infatti, è stato finora preliminare all’allargamento dell’Unione Europea. E sarebbe ora di capire che l’Unione Europea non può estendersi ancora senza essere completamente snaturata. Qualcuno a Brussel sembra invece pensare che abbiamo l’obbligo di imbarcare qualunque paese, anche con una certa flessibilità sul rispetto di criteri e standard. Ci siamo così tirati dentro la Romania e persino un paese diviso come Cipro, diventando una specie di lazzaretto che cura malati gravi.

L’adesione alla UE dell’Ucraina le darebbe la mazzata finale. Troppo popoloso il paese, troppo dipendente dall’agricoltura, troppo vasto. Dovrebbe essere infrastrutturato tutto a spese del contribuente europeo, dovremmo sostenere la sua agricoltura arretrata, subire la concorrenza di milioni di lavoratori pronti ad emigrare in cerca di miglior vita, senza contare che gli approvvigionamenti energetici ucraini dipendono dalla Russia, alla quale è bastato aumentare i prezzi, due inverni fa, per far sentire un brivido di freddo non virtuale a tutto il paese. L’Ucraina è un peso che noi europei non possiamo caricarci senza stramazzare a nostra volta. Gli elettori francesi nel referendum sulla costituzione dettero del resto un chiaro segnale di disillusionment, che sarebbe bene tenere in considerazione.

I circoli conservatori americani ormai vedono l’Europa come un possibile rivale globale degli USA (sul punto rileggere il sempre attuale “The End of the American Era” di Charles Kupchan). Non sul piano militare certo: ma la possibilità che l’Euro sostituisca il dollaro come valuta di riserva nei pagamenti internazionali è oggi sempre meno remota. Non appare dunque azzardato sostenere che gli Americani siano tanto favorevoli all’Ucraina, come già alla Turchia, perché sono ostili all’Europa, e vogliono usare questi due (troppo) grandi paesi come cavallo di Troia per destabilizzarla.
Si potrebbe obiettare agli americani che i competitori del futuro sono altri: la Cina e l’India. Ma occorrerebbe ricordare che questo schema non è nuovo nella politica estera USA. Già durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre combattevano fianco a fianco dei Britannici, gli americani lavoravano per smantellare il loro impero, tollerando invece l’espansione di quello sovietico (cfr. Niall Ferguson, Empire). Esiste da sempre, latente, un riflesso antieuropeo - più che nella politica, nella psicologia collettiva degli USA - che fa si che il nostro grande alleato possa essere al tempo stesso il nostro più acerrimo rivale.

Insomma, come sempre, anche in politica estera, dagli amici ci guardi Iddio…

Commenti

  1. Caro Dario,
    Ucraina e Georgia non entreranno nella Nato non tanto per i motivi che descrivi, quanto per il fatto che la Russia ha di fatto conquistato un diritto di veto su molti aspetti della politica estera dei principali paesi europei. A bloccare l'allargamento sono state la Germania e la Francia, con il prudente sostegno dell'Italia. Stiamo parlando di paesi che dipendono per il 34%, 9% e 25% del proprio fabbisogno di gas da Mosca. Inoltre, tutti considerano la Russia un mercato strategico. Non è un caso che anche Berlusconi abbia criticato le pressioni di Bush in favore di Kiev e Tbilisi. Germano

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