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Visualizzazione dei post da 2005

No, non è l'ENA

Nelle lettere alla redazione di "IO Donna", magazine femminile del Corriere, una nota e una risposta semplicemente commoventi. Scrive marioml@tin.it: "Dall'interessante articolo di Marzio G. Mian "All'Ena per conquistare l'Europa" (Io donna 46) ho appreso che in Italia abbiamo la Scuola superiore della pubblica amministrazione. Non lo sapevo e chiedendo a colleghi e amici, tra cui laureati al Politecnico, alla Bocconi o in Scienze bancarie e attuariali (sic!), ho verificato che anche loro non ne conoscevano l'esistenza. Non sarebbe il caso di pensare a una Ena anche in Italia? Magari con docenti francesi (sic!!) in modo da avere, nel tempo, personale preparato adeguatamente per gli uffici di Bruxelles o di Strasburgo oltre che per quelli di casa nostra." La risposta di M.G.Mian, autore dell'articolo: "C'è un sito piuttosto ben fatto: www.sspa.it. Certo, potrebbe essere la nostra Ena, ma non lo è. Anche se l'intenzione dei

Privatizzazioni al palo una sfida da giocare per la cultura liberista

Di Massimo Mucchetti Corriere della Sera, 4 dicembre 2005 Lo Stato non è il migliore dei padroni ma non sempre chi subentra fa il bene dell’impresa Privatizzare è l'imperativo categorico del mondo accademico, professionale e finanziario di formazione anglosassone. Non lo è per la politica, che si è rassegnata a cedere beni dello Stato allo scopo di ridurre il debito pubblico (quando è il Tesoro a vendere) o per finanziare il deficit annuale (quando al Tesoro arrivano i dividendi delle società controllate che vendono). La contrapposizione si alimenta di opposte letture dell’interesse generale, ma anche di ragioni meno alte: la conservazione del potere e delle clientele da parte della politica; l'acquisizione di commissioni e consulenze da parte dell'altro fronte. Alla vigilia di una campagna elettorale che si vorrebbe impegnata su un riformismo misurabile e non su fumose promesse onnicomprensive, converrebbe specialmente alla cultura liberale e liberista, quasi sempre ridott

Io e il Padreterno

" Io e il Padreterno lavoriamo in campi diversi " Yul Brinner ne " I Magnifici Sette "

“Addio, Dolce Vita”

A prima vista, in Italia la vita sembra ancora abbastanza dolce. Il paesaggio è straordinario, le città storiche sono meravigliose, i tesori culturali stupefacenti, e il cibo e il vino più gustosi che mai. Per molti aspetti, gli italiani sono ricchi, vivono a lungo e le loro famiglie sono incredibilmente unite. La rozza ubriachezza che rende spiacevole i centri delle città di molti paesi europei in Italia è fortunatamente quasi assente. Il traffico può essere caotico, e luoghi come Venezia e Firenze sono assaltati dai turisti; ma se ci andate fuori stagione (o se semplicemente vi allontanate dai posti più battuti), potrete passare in Italia giorni più piacevoli che in qualsiasi altro paese del mondo. Tuttavia, sotto questa dolce superficie, molte cose sembrano essersi guastate. Il miracolo economico successivo alla fine della Seconda guerra mondiale, culminato nel famoso sorpasso del 1987 (quando l’Italia annunciò che il proprio pil aveva superato quello dell’Inghilterra), è ormai fini

Dirigenti e poeti

“Florentino Ariza scriveva qualsiasi cosa con tanta passione che persino i documenti ufficiali sembravano lettere d’amore… Senza proporselo, senza neppure saperlo, dimostrò con la sua stessa vita… che non esisteva nessuno con maggior senso pratico, né spaccapietre più ostinati, né direttori più lucidi e pericolosi , dei poeti.” Gabriel Garcia Marquez, “ L’amore ai tempi del colera ”.

Un bilancio sull'Iraq

Le vere cause della guerra in Iraq forse non le sapremo mai. Preoccuparsi ora se fosse giusta, legittima, alla luce di un diritto internazionale che è una materia molto meno codificata e assai più permeabile alla prassi di quanto non si creda, è preoccupazione da leguleio, ma la politica estera e di sicurezza si fa in altro modo. Dall’alto delle mie precedenti convinzioni nonché di un corso di politica di sicurezza di otto mesi in Svizzera mi permetto di fare le seguenti considerazioni: Effetti positivi di questa guerra: per la prima volta gli Iracheni hanno votato liberamente; per la prima volta nella loro storia godono della libertà di stampa e di altre libertà civili; per la prima volta dalla spartizione dell’Impero Ottomano, il popolo curdo , diviso in cinque paesi e perseguitato, gode di garanzie e di una reale autonomia; un dittatore feroce e sanguinario come Saddam è stato chiamato a rispondere dei suoi misfatti davanti a una corte del suo paese, e forse a s

Riflettendo su Ridolfi

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Ho la ventura di abitare vicino a tre famose realizzazioni romane dell’architetto neorealista Mario Ridolfi (il Palazzo delle Poste di Piazza Bologna, il Villino Rea di Villa Massimo, la Palazzina di Via G.B. De Rossi). A lui sono dedicate in questi giorni a Roma ben due mostre, una alla Calcografia Nazionale e un’altra all’Accademia di San Luca (che insieme alla vicina mostra di Paolo Soleri all’Istituto per la Grafica fanno di Fontana di Trevi un vero triangolo dell’architettura moderna). Colpisce, nel percorso di questo importante architetto, la progressiva riduzione intimistica: debuttò con il grande palazzo pubblico di Piazza Bologna, capace di essere un segno ‘forte’ nell’immagine di un quartiere moderno, per poi costruire solo palazzine e sopraelevazioni (le due celebri al Pinciano), i due quartieri popolari del Tiburtino e di Viale Etiopia, ed infine ritirarsi a Terni. Le sue opere si mimetizzano agilmente nel contesto urbano, e bisogna felicitarsene se si pensa al diverso perc

L'ultimo volo di Folon

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Jean Michel Folon è morto, e la cosa coglie di sorpresa, perchè si pensa che i poeti siano immortali, o almeno, senza tempo. La splendida mostra retrospettiva al Forte Belvedere e a Palazzo Vecchio a Firenze - chiusasi appena venti giorni fa - è stata dunque l'ultima, lui vivente. Erede della grande tradizione belga del disegno e del fumetto, l'aveva portata a livelli di poesia inarrivabili. La sua tavolozza si nutriva dei colori dell'arcobaleno. Narrava un mondo fiabesco e leggiadro, lontano dagli intellettualismi aridi che affollano i Musei d'Arte Contemporanea, ma niente affatto disimpegnato (la sua colomba dedicata alla 'Pace Preventiva' , la campagna elettorale italiana del 2001). Si era ugualmente cimentato con la scultura, l'incisione, la pubblicità: queste sono tre mie foto di una sua campagna pubblicitaria a Roma, Via della Conciliazione, nel 1998. Certamente debitore del surrealismo di Magritte, i suoi paesaggi avevano tuttavia perso la nera inquie

Par Condicio

La politica torna a parlare di 'par condicio'. Forse il Presidente della Camera dovrebbe leggere ai deputati quella meravigliosa frase dello scrittore provenzale Jean Giono: " Dieu a ete' scandaleusement partiel en faveur des poissons au moment du deluge universel"

Spoils System

In Italia abbiamo il vizio di importare istituti stranieri cambiandone completamente la natura e il significato, e lasciando intatto solo il nome. Lo 'spoils system' (sistema delle spoglie) è l'istituto che permette al Presidente degli Stati Uniti di nominare, una volta eletto, cittadini esterni al Governo a ricoprire una serie di cariche pubbliche. Non dimentichiamo però il quadro: negli Stati Uniti, molte funzioni pubbliche che da noi sono ricoperte da funzionari di carriera per concorso, sono elettive. Inoltre lo spoils system è regolato dal principio 'simul stabunt, simul cadent' (anche se gli Americani non sanno il Latino): cioè le persone nominate dal presidente smammano infallibilmente quando questi se ne va. Da noi questo non avviene e i Dirigenti nominati con contratti di consulenza restano a vita sul groppone dello Stato. Alla faccia della norma costituzionale per cui all'impiego pubblico si accede tramite concorso. Così, in un colpo solo, si è intro

Ricordo di Giuseppe Negro

L'ultima volta che ci siamo parlati, attorno a qualche chilo di gelato, sulla sua terrazza romana, soffriva visibilmente, ma continuava a pensare al futuro. Che la sua vita dovesse durare ancora pochi mesi non gli importava, la sua energia sembrava inesauribile. Parlava con un lampo di dolce ironia di quella malattia stupida che, quando avesse finito di ucciderlo, sarebbe morta anche lei. Le grandi persone sorridono alla vita e vivono ogni giorno come fosse l'ultimo, e quando è giunta l'ora se ne vanno senza grandi rimpianti. Addio a Peppe Negro, Direttore Generale del MEF, sindacalista della Cida-Unadis, accanito fumatore, amico indimenticabile.

Paperinik e la sua maschera

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Ho sempre trovato Topolino un personaggio monotono e prevedibile: inossidabilmente onesto, monogamo (e direi inconsciamente misogino), razionale, infallibile, imperturbabile. Insomma, un par di palle. A lui preferisco Paperino, personaggio dalle plurime sfaccettature, capace di grandi slanci di ira ma anche di enorme generosità, geloso della sua amata ma uomo libero, farfallone eppure essenzialmente fedele (piuttosto è Paperina, diciamolo, ad essere un po' putaine ), capace di passare dall'ozio sull'amaca all'avventura dei viaggi spaziali. Paperino è un personaggio controverso, contraddittorio, quindi drammaticamente e autenticamente moderno. Il suo alter ego, Paperinik, esprime ulteriormente la multiforme latitudine e la profondità psicologica della sua personalità. Nel rapporto ambiguo Paperino-Paperinik si cela il paradosso che rende così ricco questo personaggio: a ben vedere, infatti, è il misterioso, infaticabile Paperinik il 'vero' Paperino, me

La Famiglia Bellelli alla GNAM

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Ho un'antica passione per questo quadro di Degas, "La famiglia Bellelli", del quale ho un poster, riportato da New York, che campeggia da anni sopra il mio letto. Un'interno di famiglia aristocratica, severo e niente affatto allegro, del quale Degas riesce a restituire con maestria l'atmosfera. La Galleria Nazionale di Arte Moderna di valle Giulia a Roma lo espone fino al 27 gennaio 2006, in prestito dal Museo d'Orsay di Parigi. Degas, esposto in mezzo ad artisti toscani dell'Ottocento, giganteggia. Oggi però il vero protagonista era un bel sole romano, caldo e affettuoso.

Quella bestia nel cuore

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Trent’anni fa esatti, Gavino Ledda pubblicava “ Padre Padrone ”, poi portato sullo schermo dai Fratelli Taviani, in un memorabile film vincitore a Cannes. Il libro, autobiografico, raccontava il rapporto di asservimento di un figlio al padre, e ne proponeva un'analisi sociale e psicologica. Le origini di questa relazione violenta e strumentale venivano individuate in una condizione antropologica arcaica di miseria ed isolamento. L’arretratezza culturale del pastore sardo preparava lo sfruttamento del padre sul figlio, la prevaricazione, la riduzione di quest’ultimo ad oggetto. Illuministicamente, la riscossa veniva dall’istruzione, dalla cultura che rendeva possibile un salutare contagio con stili di vita e mentalità più moderne. Ora il film “ La bestia nel cuore ”, di Cristina Comencini, ritorna sul tema della violenza in famiglia (violenza sessuale, in questo caso, ma non mi sembra che questo sia il punto centrale) spostando l’obiettivo su una realtà antropologica e sociale diame

L'Europa è una rana, attenti a che non scoppi...

L’avvio dei negoziati di adesione tra l’Unione Europea e la Turchia è frutto di un equivoco. Fino ad oggi, i successivi allargamenti dell’Unione sono avvenuti estendendo il quadro giuridico comunitario, il cosiddetto acquis , ai nuovi aderenti. L’Unione si trovava pertanto ad avere due categorie di soci: quelli che avevano partecipato alla negoziazione del quadro giuridico comunitario nel suo momento formativo, e che talvolta si riservavano di restare fuori da singole politiche attraverso clausole di opting out (come la Gran Bretagna a proposito dell’Europa di Schengen e dell’Euro); e i nuovi soci, che dovevano puramente e semplicemente importare nel proprio ordinamento tutta la normativa comunitaria, senza eccezione. Per i vecchi soci l’Europa era à la carte , per i nuovi un ‘prendere o lasciare’. Questa formula ha funzionato bene finché l’Europa è stata definita dalla Cortina di Ferro. La Comunità Europea era, in realtà, la Comunità dell’Europa Occidentale. Ha invece cominciato a scr

Peggio di un crimine è lo sbaglio

" C'EST PIRE QU'UN CRIME, C'EST UNE FAUTE. " ( Mot attribué à TALLEYRAND ou à FOUCHÉ, mais dit par A.BOULAY, député de la Meurthe,au Conseil des Cinq Cents, après l'enlèvement et l'exécution du Duc D'Enghien ).

Non si deve MAI andare in Germania....

La pax americana è la nostra pace, di Ian Buruma

Corriere della Sera - La "pax americana" è la nostra pace USA ED EUROPA Dividere le due coste dell’Atlantico è l’obiettivo dei fondamentalisti che detestano Spinoza e Voltaire. Se la guerra in Iraq è ancora colma di pericoli l’idea che gli americani debbano cavarsela da soli è una trappola non meno pericolosa

La via dell'inferno è lastricata di buone intenzioni

«Il conflitto è tra due diverse visioni sul governo della cosa pubblica, tra etica delle intenzioni ed etica delle responsabilità». «L'etica delle intenzioni è premoderna. Si basa sulla coppia dialettica buono-cattivo. Se le intenzioni sono buone, le conseguenze, quali che siano, sono comunque irrilevanti. L'etica delle responsabilità è moderna, si basa sulla coppia dialettica bene-male. Se non ho fatto bene, pur se con le migliori intenzioni, sono responsabile. Al fondo ci sono due diverse idee del potere. Una antica, autocratica, e una moderna, democratica». Giulio Tremonti, intervista al Corriere, 15/12/2005

Grande Fratello, no grazie

Quello di pubblicare i testi delle trascrizioni delle intercettazioni è un malcostume che speravo fosse finito per sempre. La Costituzione garantisce la libertà e segretezza delle comunicazioni, ma qui succede che se conosco un tale che viene intercettato rischio che i fatti miei diventino di dominio pubblico, anche quando non hanno rilevanza penale. Siamo insomma all’istituzionalizzazione del gossip a spese dei contribuenti, al moralismo peloso esercitato guardando dal buco della serratura. E chi si salva più? Tutti noi abbiamo detto in privato cose che non ripeteremmo in pubblico, scagli la prima pietra che non l’ha mai fatto. Mentre ballano sul cadavere politico di certi personaggi, come tricoteuses davanti alla ghigliottina, ipocritamente i quotidiani aprono dibattiti sul tema se sia morale e lecito pubblicare le intercettazioni; intanto ne fanno man bassa e ci riempiono pagine intere: una manna in periodi agostani in cui non succede nulla. Senza contare che questi testi cambiano

Ma il Corriere dice no...

Pubblicato sulla Cronaca di Roma del Corriere: Cara Maria Latella, per molti anni gli abitanti del Nomentano hanno lottato per salvare dalla speculazione edilizia un terreno adiacente a Villa Torlonia,dietro la Casina delle Civette. Ora il comune ha deciso di acquistare quel terreno e destinarlo all’edificazione del Museo della Shoah. Il fine è certamente più nobile, ma la sostanza non cambia: il risultato sarà pur sempre la cementificazione di un’area verde a ridosso di una villa storica, con importanti preesistenze archeologiche, in un quartiere per di più già congestionato dal troppo terziario. Il Museo della Shoah si deve certamente fare, ma in luoghi che abbiano maggiore attinenza al dramma dell’Olocausto: per esempio al Ghetto, oppure alla Stazione Tiburtina, da dove partirono i vagoni per i campi di concentramento. Villa Torlonia non ha bisogno di altro cemento. Dario Q Le propongo un’impresa difficile, gentile signor Q [sic!]: provi a ragionare intorno all’iniziativa in

La Shoah a Villa Torlonia?

Signor Sindaco, per molti anni gli abitanti del quartiere Nomentano hanno lottato per salvare dalla speculazione edilizia un terreno adiacente a Villa Torlonia, proprio dietro la Casina delle Civette. Ora il Comune ha deciso di acquistare quel terreno e destinarlo all’edificazione del Museo della Shoah. Il fine è certamente più nobile, ma la sostanza non cambia: il risultato sarà pur sempre la cementificazione di un’area verde a ridosso di una villa storica, con importanti preesistenze archeologiche, in un quartiere per di più già congestionato dal troppo terziario. L’erigendo edificio – che dovrebbe essere un monumento significativo - sarebbe invece nascosto dalle palazzine circostanti e a sua volta rovinerebbe la visuale su Villa Torlonia. Il Museo della Shoah si deve certamente fare, ma in luoghi che abbiano maggiore attinenza al dramma dell’Olocausto: per esempio vicino al Ghetto, nei locali del deposito dell’Opera o dell’Anagrafe, oppure alla Stazione Tiburtina, da dove partirono

Egregio Senatore....

Egregio Senatore Roberto Salerno (AN), mi congratulo di cuore con lei per aver presentato l’emendamento che dispone il ritiro della patente per tutta la vita a coloro che provocano incidenti mortali, e per aver ottenuto oggi su di esso il voto quasi unanime del Senato. Però non capisco la limitazione ai soli conducenti in stato di ebbrezza o drogati. Chi, guidando, uccide una persona per semplice incoscienza e disprezzo delle regole (come il pregiudicato che investì e uccise mia madre, e che non si è fatto nemmeno un giorno di galera) è meno colpevole? E le loro vittime sono meno vittime delle altre? Il fatto di aver ucciso una persona non ne dimostra inequivocabilmente l’irresponsabilità e quindi l’idoneità alla guida e la pericolosità per il prossimo? Meglio di niente, comunque. Cordialmente Dario Quintavalle - Roma L'egregio senatore non mi degnò di una risposta...

When all the dreams die

When all the dreams die, a season of recriminations is normal. Roger Cohen International Herald Tribune SATURDAY, JULY 16, 2005

Voglio una donna con la gonna

(Vecchioni) Una canzone di Natale che le prenda la pelle e come tetto solo un cielo di stelle. Abbiamo un mare di figli da pulirgli il culo: che la piantasse un po' di andarsene in giro! La voglio come Biancaneve coi sette nani, noiosa come una canzone degli "Inti-Illimani. Voglio una donna "donna", donna "donna" donna con la gonna, gonna gonna. Voglio una donna "donna" donna "donna" donna con la gonna gonna gonna. Prendila te quella col cervello che s'innamori di te quella che fa carriera, quella col pisello e la bandiera nera la cantatrice calva e la barricadera che non c'e mai la sera... Non dico tutte; me ne basterebbe solo una, tanti auguri alle altre di più fortuna. Voglio una donna, mi basta che non legga Freud, dammi una donna così che l'assicuro ai Lloyds preghierina preghierina, fammela trovare, Madonnina Madonnina non mi abbandonare. Voglio una donna "donna" donna "donna" donna con la gonna gonn

Nessuno tocchi Abele

La nuova legge sulla legittima difesa non è tanto una risposta alla criminalità, quanto a un preciso modo di considerare la criminalità in Italia, che si fonda ideologicamente sull’equivalenza morale tra delinquenti e persone per bene. Di fronte a un delitto particolarmente efferato, scatta un meccanismo risaputo: un sacerdote in vista che dichiara: “Bisogna capire ed educare, punire non serve”, e la tv dalla lacrimuccia facile che cinge d’assedio le vittime per spiare il loro dolore e servirlo in pasto al pubblico: “Come si sente?” (e chissà come dovrebbero sentirsi); e poi: “Lei perdona gli assassini di suo figlio?”. Prima l’indagine guardona nel dolore privato, poi la richiesta pressante di un bel gesto pubblico. Il sottinteso è che se la vittima non perdona, è assetata di vendetta, non di giustizia, e quindi moralmente riprovevole non meno dei suoi aggressori. Così, se un gioielliere risponde al fuoco di un bandito, i giornali titoleranno “Milano come il Far West” perché è ovvio ch

Divertente e vera :-)

Recently a "Husband Super Store" opened where women could go to choose a husband from among many men. It was laid out in five floors, with the men increasing in positive attributes as you ascended. The only rule was, once you opened the door to any floor, you HAD to choose a man from that floor; if you went up a floor, you couldn't go back down except to leave the place, never to return. A couple of girlfriends went to the shopping centre to find some husbands... First floor: The door had a sign saying, "These men have jobs and love kids." The women read the sign and said, "Well, that's better than not having a job or not loving kids, but I wonder what's further up?" So up they went. Second floor: The sign read, "These men have high paying jobs, love kids, and are extremely good looking." "Hmmm," said the ladies, "But, I wonder what's further up?" Third floor: This sign read, "These men have high paying jo

Nati con la camicia e non sappiamo perchè

di Paul Seabright professore di Economia all'Università di Tolosa Dal Corriere della Sera

Dedicato ai Padri Padroni

Le punizioni umilianti ai figli possono costituire abuso dei mezzi di correzione È reato umiliare i bambini (Cassazione 16491/05) Infliggere ai figli minori punizioni umilianti può costituire reato ogniqualvolta non si rispetti la dignità dei bambini. Lo ha stabilito la Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione confermando la sentenza di condanna della Corte di Appello di Torino nei confronti di un padre che aveva chiuso in cantina il figlio di due anni sottoponendolo a continue umiliazioni verbali e fisiche. La Suprema Corte ha chiarito in proposito che, per configurare il reato di "abuso dei mezzi di correzione e di disciplina" previsto dal Codice Penale non sono richiesti solo abusi fisici; anche gli abusi psichici, cioè quelli che possono causare disturbi allo sviluppo del bambino, comportano conseguenze penali. Così, le continue umiliazioni alle quali aveva sottoposto il bambino rinchiuso in cantina sono costati al padre - denunciato dalla madre - tre mesi di reclus

Tignoso >:-|

Alla redazione cultura del Corriere della Sera Spiace leggere sul Corriere della Sera (20 giugno 2005, pag. 27, " Milano è senza valori, la città è sotto accusa " di Pierluigi Panza ) frasi come: " Roma, la città mangiona, ladrona, fannullona... è sempre stato il rimorchio di Milano ". Questa per voi è cultura? E osate pure definirvi un giornale nazionale?

Pignolino :-)

20 giugno 2005 Alla redazione Esteri del Corriere della Sera. Leggo sul numero di oggi, pagina 6, colonna 4, nell'articolo su traduzione di Rossella Sardi, Oxford Group, che Saddam Hussein avrebbe scatenato nel 1991 un attacco con missili Scud sulle baracche dell'Arabia Saudita. Perchè Saddam ce l'aveva coi poveri baraccati sauditi? Il fatto è che "barracks" in Inglese vuol dire 'caserme'.... 8 agosto 2009 Spettabile editrice Guanda, ho appena terminato di leggere “Cos’è una ragazza” di Alain de Botton, per i vostri tipi. Non posso dire che mi abbia entusiasmato: Monsieur de Botton è un autore intelligente, acuto, ma pedante e privo di ironia. Soprattutto, ho delle obiezioni da sollevare circa la qualità della traduzione ad opera di Livia Ferrari. La traduttrice infatti cade in una serie di “false friends” che anche un principiante dovrebbe saper riconoscere. Ad esempio, a pag. 162, nella frase “aveva accusato i parenti di freddezza per aver mandato il lor

Go, Tony, Go!!!

Grande Tony Blair… riproponendo, in forme più garbate, il celebre “ I want my money back ” di Maggie Thatcher, ha posto sul tappeto la questione del bilancio comunitario. Eh, sì, perché molti sono oggi a domandarsi perché il 40% dei fondi comunitari deve andare a un solo settore, l’agricoltura, che produce appena il 2% dell’occupazione. E se non sarebbe meglio, per avere un’Europa più competitiva, investire in settori ad alto valore aggiunto, e soprattutto nella ricerca & sviluppo. Se non altro perché la PAC, Politica Agricola Comune - che beneficia soprattutto Francia e Germania - tra i suoi effetti distorsivi ha anche quello di limitare il commercio con il Terzo Mondo; soprattutto con quell’Africa alla quale preferiamo dare l’elemosina piuttosto che commerciare su un piano di parità. E Blair, non a caso, porterà l’Africa sulla scena del G8 scozzese. Per il momento, l’Europa - fortezza dei dinosauri di Chirac & Schroeder da questo orecchio non ci vuole sentire, ma c’è un’altra

I cuori muscolosi

"Sì mia Thérèse, sono un innamorato pieno di dubbi, ho il cuore che dubita. E perchè mi si dovrebbe amare? Perchè io invece di un altro? Puoi rispondere a questo, Thérèse? Ogni volta è un miracolo quando constato che sono proprio io! Tu preferisci i cuori muscolosi, Thérèse? I grossi cuori che pompano certezze?" Daniel Pennac, La Fata Carabina, pag 226, Feltrinelli

Jean Monnet

"Le sole disfatte sono quelle che si accettano" Jean Monnet 1954

Mobutu forever

Proprio come il sole scintillante sorge ogni mattina e si corica a sera agli orizzonti del grande e maestoso fiume Zaïre, lo Zaïre, fiero di portare all'umanità il necessario fermento della sopravvivenza, il suo partito nazionale, il movimento popolare della Rivoluzione, i suoi trenta milioni di militanti, tutti, uomini, donne, bambini, vecchi e giovani, torcia tricolore alla mano, oggi sono in piedi, mobilitati, determinati, e raccolti dietro un sol uomo, animato da un solo ideale, per costruire nella pace, nella giustizia, nell’onore, nella dignità nazionale, un paese sempre più bello, sempre più prospero e pronto per il grande incontro del dare e del ricevere. Mobutu Sese Seko Kuku Ngbendu Waza Banga [Mia traduzione italiana per il sito "Mobutu forever" ]

Baby boom, la Francia e noi

Alcune riflessioni che nascono dalla lettura di due notizie diverse. La prima riguarda il trend demografico positivo in Francia, e il modo in cui viene spiegato in Italia, la seconda l'allarme recessione determinato anche dalla mancata chiusura dei contratti dei pubblici dipendenti. La Francia è in pieno boom demografico, e nel 2050 supererà la Germania (l'Italia avrà perso parecchi milioni di abitanti), e il Corriere lo spiega così: "Il baby boom scombina le apparenze di una società sempre più individualista e angosciata dalle difficoltà economiche e dalla crisi oggettiva della famiglia tradizionale. Segnale evidente che il modello di Stato provvidenza, nonostante le crepe, i costi e le distorsioni, ha il suo rovescio in meccanismi di protezione sociale che favoriscono la dinamica demografica: servizi pubblici, sgravi fiscali, legislazione del lavoro e della famiglia particolarmente avanzata, riforme del codice civile.... Un sistema di garanzie e sicurezze che spiega anch

Where birds don't fly

Where birds don't fly, people don't mix, ideas don't get sparked, friendships don't get forged, stereotypes don't get broken, and freedom doesn't ring. Thomas Friedman, The International Herald Tribune

Democrazia, l’Occidente non ha il monopolio

di Amartya Sen Il cambiamento politico più significativo del XX secolo è stato forse il diffondersi della convinzione che la democrazia sia una forma di governo «normale» a cui ogni nazione ha diritto. Sopravvive, però, una sotterranea vena di scetticismo sulle possibilità della democrazia nel mondo non occidentale. Scetticismo in grande misura alimentato dai recenti eventi iracheni. Chi critica l'intervento in Iraq passa spesso dalla giustificata condanna di un'operazione militare mal ponderata e controproducente a un molto meno giustificato scetticismo generale riferito a una qualsiasi nozione di Iraq democratico. Tanti, in realtà, muovono dal presupposto che la democrazia sia una produzione tipicamente occidentale, non in sintonia con i valori fondamentali propri di altri Paesi, come quelli arabi. Un equivoco di base sulla natura della democrazia sottende entrambi gli approcci, quello militarista e quello cinico. La democrazia è per lo più considerata una possibilità di ragi

La famiglia italiana

"Tutte le famiglie felici sono simili fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo". Lev Tolstoj 'Anna Karenina' "Ne ha uccisi più la famiglia che la bomba atomica" Alejandro Jodorowsky 29 aprile 2005 In 13 episodi su 100 si passa all'aggressione fisica, le colpe più dei padri Giovani: liti e violenze in metà delle famiglie L'allarme da un sondaggio Eures: nel 26,2% dei casi i conflitti sono quotidiani o settimanali; nel 26,7% ricorrono 1 o 2 volte al mese ROMA - Troppa violenza fisica e verbale in famiglia, tra i genitori. È la denuncia che emerge da un sondaggio Eures condotto su un campione di 1.222 giovani intervistati, di età compresa tra i 14 e i 19 anni. Solo un terzo dei figli, comunque, è convinto che litigi e discussioni costituiscono la «regola». Nel 26,2% delle famiglie la conflittualità è patologica si esprime con situazioni di aperti litigi e discussioni quotidiane (9,5% dei casi) o comunque almeno settimanali (16,7% dei nucle

Il coraggio delle scelte

Gli errori del premier e quelli dell’Unione di Angelo Panebianco - 24 IV 2005 Quale che sia la sorte futura del neonato governo, si è comunque chiuso un ciclo decennale, dominato da Silvio Berlusconi. Quali effetti avrà la fine di questo ciclo sul centrosinistra? Nel decennio trascorso Berlusconi ha rappresentato una sfida per la sinistra su molti fronti. E l'ha profondamente influenzata. Sono almeno tre i terreni nei quali Berlusconi ha creato forti discontinuità rispetto alle tradizioni della Prima Repubblica. Il primo ha riguardato l'ambito, politicamente rilevantissimo, dei simboli. Sul piano simbolico il «berlusconismo» ha rappresentato l'esaltazione dell'impresa e della libertà economica, argomenti tabù per la politica tradizionale. Il fatto che Berlusconi non sia riuscito a tradurre quella discontinuità simbolica in una effettiva politica liberal-liberista è forse la vera causa della sua sconfitta. Ma, comunque, quel messaggio ha inciso per un decennio anche sull

Clapton, 60 anni di blues e rock da leggenda

Gli appassionati vecchi e nuovi lo conoscono con il soprannome: «Slowhand», cioè «manolenta». Ascoltando i suoi assoli (magari provando a imitarli) non sembra poi tanto. Ma Eric Clapton (vero nome Eric Patrick Clapp) più che la velocità virtuosa di altri chitarristi che impazzavano negli anni Sessanta e Settanta, ha sempre privilegiato la qualità. Oggi che compie 60 anna, può essere considerato una sorta di enciclopedia vivente della musica rock, del blues e del pop, generi che nella carriera del chitarrista nato nel Surrey il 30 marzo del '45, diventano elementi di un unico percorso musicale. SUPERGRUPPI - La sua notorietà oggi planetaria è stata subito visibile anche da ragazzo. A metà degli anni '60 sui muri di Londra qualcuno scriveva sui muri «Clapton is God». Comincia a suonare blues elettrico nei «Roosters», poi con «Casey Jones And The Engineers». La prima vera svolta artistica è l'ingresso negli «Yardbirds». E' in quei due anni (nel gruppo che è stato anche la

Mamma, li cinesi!

Bene, adesso è colpa dei cinesi. Le piccole aziende del Nord Est stanno chiudendo una dopo l'altra perchè la Cina è piu vicina, produce di piu, meglio e a costi ridotti. E che fanno gli imprenditori del Nord? Si rivolgono a Roma, chiedono dazi e protezioni.... Poveri padroncini, le picole e piccolissime imprese cosi orgogliose, il "facciamo da soli", i ragazzi che mollavano gli studi a 18 anni perchè è meglio andare a lavorare nella fabbrichetta per comprarsi subito il macchinone. Non hanno mica investito in ricerca e innovazione, in cultura, i padroncini. Pensavano che la pacchia sarebbe durata per sempre. E protestavano, contro la meridionalizzazione della politica, il centralismo romano, Roma ladrona, il fisco, e davano voti a una formazione politica che ha campato di rendita e di slogan per un decennio, senza mai creare una classe di governo degna di questo nome, vale a dire con un'idea per il futuro... Hanno protestato contro i privilegi della burocrazia, ma quan

IL RISCHIO DISNEYLAND

Italia, come si può evitare il declino di FRANCESCO GIAVAZZI Quando leggo di «declino dell’Italia» penso agli studenti che arrivano nella mia università dal Mezzogiorno, non dalle città, ma dai paesi della Piana del Sarno o dai borghi marinari della Calabria. Sono ragazzi molto intelligenti: l’ università può solo cercare di non recare loro danno. Penso alle grandi banche d’affari di Londra: in sala cambi e nel comitato direttivo si parla inglese, ma uno su tre è italiano. Quando Vittorio Grilli, il ragioniere generale dello Stato e ideatore dell’Istituto italiano di tecnologia, si recò a Boston per illustrare il suo progetto ai ricercatori di Harvard e del Mit, ad ascoltarlo si presentarono in cento: chimici, biologi, medici, astronomi, ingegneri, tutti italiani. Penso al nuovo Museo d’arte moderna di New York: la sezione dedicata al design è una rassegna di nostri architetti; ristorante e toilette sono citazioni continue dei nostri prodotti. Come fa un Paese così ad essere sulla vi