Baby boom, la Francia e noi

Alcune riflessioni che nascono dalla lettura di due notizie diverse. La prima riguarda il trend demografico positivo in Francia, e il modo in cui viene spiegato in Italia, la seconda l'allarme recessione determinato anche dalla mancata chiusura dei contratti dei pubblici dipendenti.

La Francia è in pieno boom demografico, e nel 2050 supererà la Germania (l'Italia avrà perso parecchi milioni di abitanti), e il Corriere lo spiega così: "Il baby boom scombina le apparenze di una società sempre più individualista e angosciata dalle difficoltà economiche e dalla crisi oggettiva della famiglia tradizionale. Segnale evidente che il modello di Stato provvidenza, nonostante le crepe, i costi e le distorsioni, ha il suo rovescio in meccanismi di protezione sociale che favoriscono la dinamica demografica: servizi pubblici, sgravi fiscali, legislazione del lavoro e della famiglia particolarmente avanzata, riforme del codice civile.... Un sistema di garanzie e sicurezze che spiega anche la chiusura dei francesi verso ipotesi di riforme strutturali e la diffidenza verso politiche europee che potrebbero renderle necessarie. "

Dunque: il pensiero unico dominante è che lo Stato deve essere leggero, immischiarsi il meno possibile nelle faccende dei cittadini, e soprattutto 'vicino' cioè altamente decentrato, quindi possibilmente federale.
Ora, tra i due modelli statali europei, quello 'debole' federale tedesco e quello forte, centralizzato, francese, caratterizzato da un'amministrazione consapevole e conscia della propria missione storica, il secondo appare essere vincente.
Lo Stato garantisce regole, dunque produce sicurezza nell'avvenire e consente di avviare progetti di lungo periodo, tra cui quello più importante, la famiglia (ma non solo, anche lavori pubblici, gestione del territorio etc).

La seconda notizia riguarda il contratto degli statali: tradizionalmente considerati dal Pensiero Unico mangiapane a tradimento, però appunto, ecco la scoperta, mangiapane, cioè consumatori. Ci si è accorti che impoverire tre milioni di persone costa a tutta la collettività. Producono poco? Beh, forse la causa non è in una congenita deficienza del settore ma nel fatto che, come dicono a Napoli, "il pesce puzza dalla testa" e che produrre di più dipende da una classe politica e dirigenziale consapevole.
Se poi qualcuno fosse ancora convinto del potere miracolistico del privato, si legga "La scomparsa dell'Italia industriale" di Luciano Gallino, che documenta assai bene come il cosiddetto management sia riuscito a distruggere interi settori industriali nei quali l'Italia aveva posizioni di assoluta preminenza.

Il succo del discorso è che forse questo Stato, e chi lo serve, ha una sua funzione, e che l'unica riposta possibile alle sue difunzioni, non è necessariamente lo smantellamento.
Che ne dite?

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