Oportet ut scandala veniant

Non riesco a condividere, perdonatemi, il dolore per quanto accade al calcio italiano.
Il mio estraniamento da codesto sport cominciò alle elementari, quando giocavo da terzino e mi distraevo per uscire dal campo a cogliere margherite da portare alla mamma. Per tutti gli anni della scuola, ogni lunedì mi sono sentito un pària, perché non avevo niente da dire su quanto successo la domenica prima, e nemmeno mi interessava. Ho messo piede in uno stadio appena una volta, e mi sono annoiato a morte: almeno in tv i giocatori li vedi da vicino. Seguo invece, con interesse e partecipazione, la crescita dell’Italia nel rugby, gioco simpaticamente ruvido, ben lontano dalle commedie dei nostri calciatori.
Bisognerebbe vedere il calcio per quello che è davvero: non uno sport, ma un sistema di potere, dove girano troppi soldi, il supporto e veicolo di ambizioni – anche politiche - smisurate. Se c’è un momento in cui ho trovato francamente ridicolo Bertinotti, è quando ha accettato un orologio del Milan da Berlusconi in diretta televisiva. Che la politica non riesca a trovare un terreno di dialogo comune nemmeno sui massimi interessi del paese, ma solo sul calcio, è penoso, e dimostra che i politici che abbiamo sono proprio quelli che ci meritiamo. Il vero oppio dei popoli è il calcio, un colossale sistema di rimbecillimento che porta un intero popolo a discutere, ogni settimana, del nulla, e a distrarsi dei suoi problemi veri. Non c’è da stupirsi che i politici amino il calcio. Il calcio è peggio, molto peggio, del fascismo.
Quindi evviva Moggi, e il fango che sta travolgendo tutto questo baraccone, sperando che sia arrivata la mazzata finale.

Oportet ut scandala veniant

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