Vendemmiare o raccattare

Con la nuova finanziaria e decreti collegati le scuole di alta amministrazione dello Stato si avviano a miseranda fine: la SSPA, della quale prima si progetta la fusione con il Formez, e poi si annuncia la chiusura della sede di Acireale; la SSEF, alla quale vengono ridotti i fondi, e una metà dei restanti destinati all’affidamento in ousourcing “a società specializzate, di consulenze, studi e ricerche”.
Aggiungiamo che i concorsi pubblici verrebbero riservati (concorso pubblico riservato è un evidente ossimoro) a coloro che si trovano già in amministrazione a diverso titolo, cioè precari, stagisti etc (praticamente resuscita il ‘volontario’ cavouriano): così la selezione delle nuove leve della PA, lungi dall'essere limpida, selettiva e meritocratica, sarà figlia dei percorsi più ambigui.

I tempi in cui la sinistra sembrava esprimere un interesse organico e scientifico per la riforma della PA sembrano sideralmente lontani.
Sarebbe ora invece di riproporre il tema di come si entra in amministrazione e soprattutto nella dirigenza. Della necessità di una scuola nazionale di amministrazione che non sia un fumoso centro studi o un’università in sedicesimo, affidata ad accademici rottamati e a consulenti superpagati, ma una vera scuola della leadership amministrativa e politica del paese.

Sogni? Può darsi, anzi certamente.

Ciampi, ricevendo noi allievi dei corsi-concorso di formazione dirigenziale della SSPA, auspicò che ci fosse una vendemmia annuale di giovani dirigenti, un programma che consentisse alle migliori energie del paese di considerare una carriera nel pubblico impiego.
Metafora agricola assai pertinente: perché chi raccoglie, vuol dire che prima ha seminato. Mentre che non ha avuto la lungimiranza di seminare, poi si trova, nel bisogno, a raccattare qua e là quello che trova.
E poi succede che i tipi come Ichino dicano peste e corna del pubblico impiego…

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