Il Diavolo Veste Prada

“Il Diavolo veste Prada” è uno di quei film che si va a vedere senza troppe aspettative, giusto per passare due ore rilassanti al cinema. Tutt'altro che superficiale, è invece un bell'apologo, leggero e brillante, sulla vita moderna, e sul posto che occupa il lavoro nell'esistenza di ognuno.
La giovane Andy (la deliziosa Anne Hathaway) arriva a New York e trova lavoro come assistente di Miranda Priestly (una grande Meryl Streep), celebre, iperattiva e dispotica direttrice di una importante rivista di moda. Catapultata in un universo a lei estraneo, e che le domanda un’adesione totale e un impegno assoluto, Andy sceglie di adattarsi ed integrarsi, facendosi coinvolgere da ritmi sempre più frenetici e vorticosi.
Per il lavoro Andy finisce per rinunciare alla propria identità: per i vecchi amici e il fidanzato non c’è mai tempo, c’è sempre qualcosa di “più importante”.
Quando l’amico Nigel la avverte che “il primo segnale del successo è la vita privata che va a rotoli”, Andy apre gli occhi. Volta le spalle a quel mondo impazzito e abbandona Miranda. Questa, alle prese con l'ennesimo divorzio, si troverà sola a celebrare l'apice del successo professionale, e al tempo stesso il suo assoluto fallimento sentimentale ed umano.

Il “diavolo” dunque è il lavoro. Al quale alcuni scelgono di vendere l’anima, sacrificandogli tutto e tutti. Altri invece sanno dargli il giusto posto. La scelta di Andy ci ricorda che è inutile vincere il mondo, se si perde sè stesse.
Un film che tutte le donne in carriera dovrebbero vedere.

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