Per Internet un quartiere a luci rosse

La recente decisione dell'Icann (Internet corporation for assigned names and numbers) di non autorizzare un un TLD (dominio di primo livello) [*.XXX] è fortemente opinabile.
Il dominio .XXX - in inglese si legge "ecsecsecs", un suono simile a “sex, sex, sex”, e in tutto il mondo vuol dire porno - sarebbe servito per contrassegnare i siti a contenuto esplicitamente sessuale.

Sin dagli albori, Internet è stato messo sotto accusa per il fatto di essere un veicolo di pornografia. Per la cronaca, questo accadde anche con la fotografia, la cui fortuna fu fatta dalla rapida diffusione di immagini licenziose.
Il sesso domina Internet perché è l’unica cosa che vende davvero, con buona pace di tutti i discorsi sull’e-commerce. Così, i siti pornografici sono quelli meglio costruiti, dal momento che molti webmasters arrotondano il loro reddito dedicandosi ad essi. Perciò si tratta di una giungla che contiene codice malizioso, pop-up a cascata, dialer, spyware, malfare, e nella quale è altamente sconsigliabile navigare se non ottimamente corazzati con firewall e antivirus. Ciò, evidentemente, a parte i contenuti discutibili o immorali.

Come già per la stampa, su Internet si scontrano due istanze opposte: quella di chi propugna l’assoluta libertà di espressione, e quella di chi, mostrando i pericoli di questa libertà, domanda controlli e censure.
Di qui una santa alleanza tra forze conservatrici e governi repressivi, che trovano nella pornografia on-line un ottimo pretesto per cercare di limitare la diffusione del più eversivo strumento di libertà mai inventato.
Non è un caso, del resto, che la stampa italiana parli di Internet, cioè del suo più pericoloso concorrente, solo come luogo di convegno di pedofili e maniaci.

L’assegnazione di un dominio unico per i siti porno sarebbe stata un utile compromesso. Avrebbe facilitato l’individuazione di questi siti e pertanto l’adozione di parent filters di blocco, a tutela soprattutto dell’infanzia.
Si trattava di fare, cioè, un’operazione analoga a quella compiuta in molte città del nord negli anni ’60: delimitare un quartiere a luci rosse dedicato al vizio per salvare tutto il resto. Il moralismo dominante in Italia ha sempre bandito questa soluzione, ed infatti le nostre strade di periferia sono bordelli a cielo aperto.

Non esiste una sola ragione tecnica per cui i domini di primo livello debbano essere solo quelli oggi accettati, e non altri. La discutibile decisione dell’Icann (che, pur se formalmente indipendente, è un ente del Governo degli Stati Uniti) ha il pregio di mettere in luce il suo ormai ingiustificato monopolio nel controllo dello sviluppo della rete.

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