Il premio Ignobile

Che il premio Nobel fosse una solenne buffonata si sapeva: quello per la Pace, in particolare, è stato assegnato a un mucchio di gente con le mani sporche di sangue, i terroristi Arafat e Menachem Begin, al dittatore Sadat, ma non al Mahatma Gandhi. Vanno di moda ora i premi a coloro che dissentono da George Bush: il Nobel ad El-Baradej, la Palma d’Oro a Cannes per Michael Moore, ed infine, di nuovo il Nobel per la pace ad Al Gore, per la sua lotta al cambiamento climatico.

Viene in questo modo consacrato come articolo di fede, verità scientifica assoluta ed indiscutibile, che viviamo in un momento di cambiamenti climatici indotti dall’uomo. Non solo: viene sancito che il Potere è innocente, non è la fonte di tutti i mali, ma anche la soluzione. Ciò che fa, disfa, insomma.

Al Gore fu il vicepresidente degli Stati Uniti, ed uno dei più influenti: è credibile che il futuro Nobel per la pace fosse all’oscuro di tutte le scelte militari della presidenza Clinton (la guerra del Kosovo, l’Operazione Desert Fox contro l’Iraq, il non intervento in Rwanda) ? È credibile che la mancata ratifica del protocollo di Kyoto da parte dell’Amministrazione USA non gli possa essere minimamente addebitata? Non solo: Gore spingeva disperatamente per l’intervento militare in Iraq negli anni Novanta, prima di diventare uno dei più fieri oppositori dell’operazione Iraqi Freedom; si è vantato addirittura di aver “inventato Internet” (bum!) prima di denunciare la Rete come la causa più profonda dell’imbarbarimento politico; ha fatto campagne elettorali favorevoli al free trade, prima di presentarsi alle presidenziali con una piattaforma ultra-protezionistica. Strilla contro l’inquinamento e il global warming, ma si è scoperto che possiede una casa di venti stanze che consuma 221mila kilowatt-ora all’anno. E ha ammesso apertamente di raccontare balle: "credo sia corretto far leva su una rappresentazione esagerata dei dati di fatto e dei pericoli, in modo da aprire la mente all’uditorio e spingerlo a prestare attenzione alle soluzioni, e a quanto sia importante risolvere questa crisi". Balle a fin di bene, bugie pedagogiche, insomma: il fine giustifica i mezzi. L'antipolitico Al Gore è il più politicante di tutti.

Commenti

  1. Errore!
    E' indiscutibile che Gore sia un paraculone e una faina, una sorta di Vatervertroni yankee, il quale, essendo stato trombato da un vero e proprio golpe repubblicano e avendo compreso che comunque sarebbe stato giudicato perdente, ha deciso di ricicciarsi intraprendendo la via dell'ecologismo. E questo, come dire, per quanto riguarda l'analisi politica.
    La sostanza dell'attribuzione di questo Nobel, invece, mi pare tutta incentrata non sulla persona, bensì sulla tematica di cui si è fatta portatrice. Più che un premio al singolo, mi è parso un modo per premiare chi politicamente prova - in buona o malafede, importa relativamente poco - ad affermare l'idea di fare qualcosa per tentare di non rendere irreversibile la compromissione dell'equilibrio climatico.
    Sostenere che dare il Nobel per la pace a Gore è come dare quello della letteratura a Mariolino Manzo, nel senso che Gore non è nè José Bové né un lupetto di primo pelo della politica mondiale, ha un senso.
    Scrivere che "viene in questo modo consacrato come articolo di fede, verità scientifica assoluta ed indiscutibile, che viviamo in un momento di cambiamenti climatici indotti dall’uomo", è, permettimi, una solenne vaccata, identica a quelle lanciate da Cecchi Paone quando questi invadeva il Costanzo Show col suo libro "Sì global" e prendendo a male parole Mario Tozzi. Adesso è finito all'Isola dei Famosi a cercare di insidiare quanto a divismo egocentrico nientemeno che Cristiano Malgioglio.

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  2. Beh, Nanduzzo, io non credo che le idee siano indipendenti da coloro che le portano. Altrimenti saremmo nel campo del "Don pasquale, che predica bene e razzola male" e potremmo dare un premio Nobel anche a George Bush perché l'ispirazione ideale della sua teoria sull'esportazione della democrazia non era niente male, solo la sua applicazione pratica lascia a desiderare, nevvero...

    Io credo che Gore, che razzola malissimo, che ha promosso un concerto "Live Earth" che ha sprecato una quantità incredibile di energia alla faccia dell'ambiente, non sia uno che promuove i temi ecologici, ma uno che usa i temi ecologici per promuovere sé stesso.

    Quindi al massimo avrebbe potuto vincere un premio Nobel alla paraculaggine, ne esistesse uno.

    Quanto all'idea che il riscaldamento globale sia una verità scientifica indiscutibile, ho i miei seri dubbi, e ne discuterò in un prossimo post.

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  3. Le riflessioni di Dario pongono diversi interrogativi. E, prescindendo sull'opportunità o meno di assegnare il Nobel all'operato di Gore, penso che sia doveroso farsi qualche domanda su questo personaggio che si avvia a diventare un'icona dell'ecologismo mondiale, dunque un opinion leader e "maker" di tantissime persone che avranno pur diritto di farsi un giudizio su di lui, avendo a disposizione quante più informazioni a disposizione!!

    Spero che Dario non se ne dolga, ma ho segnalato il suo commento al Direttore Vittorio Zucconi che pure aveva commentato sul "La Repubblica" del 13 ottobre, giornale che gli ha dedicato le prime 3 pagine!

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