Donne con la corazza

Niente male “Elizabeth, the Golden Age”, film in costume ambientato nel momento cruciale dell’ascesa del potere marittimo inglese. In primo piano la storia d’amore tra Sir Walter Raleigh, poeta, pirata e fondatore della Virginia, ed Elisabetta I d’Inghilterra; sullo sfondo, a tinte forti, la sconfitta della Invencible Armada di Filippo di Spagna sul Canale della Manica.
I due contrapposti sovrani, Filippo di Spagna ed Elisabetta, fanno una bella coppia di nevrotici: mentre però Filippo è dipinto in modo grottesco e caricaturale, Elisabetta, recitata superbamente dalla brava Cate Blanchett, è assai più autentica.

Fin troppo autentica, direi persino attuale: Elisabetta - impegnata con tutta sé stessa nel suo ruolo di regina, ma affascinata dal tenebroso avventuriero Raleigh, che le parla di mari in tempesta e di mondi lontani – sembra una riuscita metafora della cosiddetta "donna moderna". Questa regina, chiusa nella sua corazza, che solo occasionalmente si scioglie, ricorda molto da vicino quelle donne in carriera, tutte casa ed ufficio, che ogni tanto, in un sussulto bovaristico, vagheggiano l’amore e l’avventura, per poi rituffarsi a corpo morto nel lavoro.

Così il prode Raleigh ne subisce per un po' il fascino, ma poi dirige sulla più concreta ed umana dama di compagnia, Bess, che gli dà un bimbo e lo sposa.
Morale della favola: il vero uomo va verso la vera donna, e lascia le "femmine da competizione" a competere da sole.
L’ esaltata Elisabetta, ormai prigioniera del suo ruolo, celebra al tempo stesso il successo pubblico ed il fallimento privato. Madre di un’intera nazione, ma sola, infeconda, e gelidamente anaffettiva, proprio come tante donne d’oggi.


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