Incapienti ?

Siamo poveri o incapienti?
di Ernesto Galli della Loggia,
Corriere della Sera 23 novembre
2007

Inventando «incapienti» al posto di «poveri», la perversione lessicale tipica del politicamente corretto ha aggiunto un vertice assoluto, e proprio per questo ha mostrato in piena luce l'intento ideologico che le sta dietro. Che non è affatto, come si crede, quello di rifiutare termini detrattivi e umilianti, che perciò avrebbero un effetto discriminatorio verso chi ne è designato, ma è l'intento precisamente opposto. E cioè cancellare le identità anomale e sgradevoli delle persone: facendo finta di combattere le discriminazioni, in realtà abolire le differenze, normalizzare l'universo delle soggettività. I poveri? Che termine sgradevolmente evocativo carico di risonanze millenarie, che parola conturbante fatta apposta per mettere addosso un senso di oclpa. Volete mettere con l'asettico «incapiente»? E volete mettere il vantaggio che sostenere questa dolcificazione perbenista della realtà sia proprio quella sinistra che un tempo stava sempre a parlare di «poveri»?

La domanda è: ma chi sono gli gnomi che si mettono a revisionare la lingua, come in 1984 di Orwell? Chi credono di essere? Sicuramente appartengono alla classe accademica. Vanno snidati e neutralizzati.

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