Assalto alla Dirigenza



È stato ormai approvato dal Parlamento il cd. Decreto Milleproroghe che contiene un emendamento presentato dall’On. Adenti (UDEUR), che aggiunge al testo un articolo 14-bis:

"Dopo l'articolo 14, è inserito il seguente:
«Art. 14-bis. - (Dirigenti dell'amministrazione giudiziaria). - 1. I dirigenti risultati idonei nel concorso a 23 posti di dirigente, nel ruolo di personale dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria, indetto con provvedimento del direttore generale 13 giugno 1997 e assunti in via provvisoria in esecuzione di ordinanze del giudice del lavoro, che alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto abbiano già sottoscritto i relativi contratti, previa rinuncia espressa ad ogni contenzioso giudiziario, sono inquadrati in via definitiva nel ruolo dirigenziale del Ministero della giustizia, a valere sul fondo di cui all'articolo 1, comma 527, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni»."
La vicenda cui si riferisce l’emendamento merita di essere ripercorsa: nel 1997 si svolse un concorso per titoli e colloquio a 23 posti da dirigente al ministero della Giustizia. Si trattava di fare un concorso interno per funzionari, prima che arrivassero le nuove leve preparate dalla Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione. A tale concorso, oltre ai vincitori, vennero dichiarati idonei quasi tutti coloro che parteciparono alle prove orali (148 su 174).

Intervenne successivamente la L. 19/1/2001 n° 4, secondo cui “L’Amministrazione giudiziaria provvede alla copertura della metà dei posti vacanti nella carriera dirigenziale attingendo alle graduatorie di merito nei concorsi precedentemente banditi dalla medesima Amministrazione”. In base a tale norma, fu fatta scorrere la graduatoria così da assumere gli idonei fino al 105° posto.

I concorrenti, classificatisi dal 106° al 148° ed ultimo posto intentarono causa all’Amministrazione, ottenendo di essere inquadrati con provvedimenti provvisori ex art. 700. I ricorrenti propugnavano una “lettura dinamica” della norma, nel senso che l’Amministrazione Giudiziaria, in presenza di posti vacanti nella carriera dirigenziale, avrebbe dovuto attingere alla graduatoria di quel concorso fino ad esaurimento della stessa.

I provvedimenti d’urgenza così ottenuti furono poi confermati o rigettati nel merito. Pertanto, degli idonei al fondo della graduatoria, 24 sono stati provvisoriamente assunti, mentre 13 a seguito di provvedimenti negativi non sono entrati in servizio (più 1 cessato dal servizio, e 4 che non hanno impugnato provvedimenti negativi).

L’emendamento Adenti (che ha lo stesso contenuto di quello che fu presentato dal sen. Barbato (UDEUR) in dicembre al collegato alla Finanziaria e non approvato per un solo voto) stabilizza tutti coloro che attraverso una pronuncia provvisoria della magistratura sono riusciti a ottenere un contratto da dirigente.

La vicenda degli idonei si chiude e si chiude male: basterebbe leggere il testo integrale del ‘milleproroghe’ così come licenziato dal Parlamento, per comprendere che si tratta di un coacervo di provvedimenti elettoralistici, nel quale ogni lobby ha ottenuto di infilare qualcosa.
L’ultimo assalto alla diligenza (e nel caso in questione alla … Dirigenza), prima delle elezioni.

C’erano alternative? Certo che c’erano. Tanto per cominciare, persone che hanno iniziato un contenzioso con l’amministrazione avrebbero ben potuto attenderne serenamente la definizione in sede giudiziale, solo che fossero state fiduciose nelle loro buone ragioni, e quindi sicure di un esito favorevole. Certo, i tempi della Giustizia sono troppo lunghi, ma questo vale anche per i milioni di nostri concittadini che ogni giorno entrano nei nostri uffici, e che non hanno accessi privilegiati alla politica.

E, se intervento legislativo doveva essere, avrebbe potuto legittimamente assumere la forma di una interpretazione autentica della norma sulla quale è sorta controversia.
Così, invece, si crea una ulteriore disparità di trattamento: tra quelli che hanno avuto un provvedimento d’urgenza o una sentenza favorevole in primo grado o appello, e quelli che invece non hanno avuto né l’uno né l’altra, e così rimangono fuori. L’emendamento Adenti fotografa l’esistente, e sanziona il fatto compiuto, senza decidere il merito.

Quello che non si è avuto il coraggio di pretendere come diritto, arriva dunque sotto forma di favore del politico di turno. Di un politico dell’UDEUR, per giunta: e non serve, credo, aggiungere altro.
E pazienza se per anni la dirigenza pubblica ha lottato per sancire l’autonomia tra politica ed amministrazione: qualcuno è sempre pronto a fare marchette.

Temo che pagheremo cara – tutti - la giornata di ieri. Noi dirigenti del Ministero della Giustizia ci confrontiamo con una categoria come quella dei Magistrati, dei quali tutto si può dire tranne che non siano selezionati con criteri severi, rigorosi e meritocratici, e avremmo dovuto avere a cuore altrettanto scrupoloso rigore nei modi di accesso alla nostra categoria professionale.
Per non parlare dei nostri dipendenti, che potranno ora legittimamente chiedersi perché un Parlamento che non ha saputo sciogliere l’annoso nodo delle riqualificazioni, né autorizzare le nuove e disperatamente necessarie assunzioni, ha saputo poi trovare il tempo di risolvere un problema che riguarda pochi dirigenti.

Sostenere apertamente queste posizioni mi ha alienato parecchie simpatie, ma come si dice “amicus Plato, sed magis amica veritas”.

Non c'è molto da stare allegri, quando si pensa che questo Stato è il mio datore di lavoro, e questo l’ethos della mia categoria professionale.

Forse perché non devo ringraziare nulla e nessuno - se non me stesso - del fatto di essere diventato dirigente, ma certi mezzucci mi ripugnano.

Comunque, è giusto inchinarsi alla volontà del legislatore, quale che sia. Se il despota Caligola poté fare Senatore un cavallo, è più che giusto che un parlamento democraticamente eletto possa trasformare degli asini in Dirigenti.



Commenti

  1. Subito dopo il terremoto dell'Aquila, arriva un comunicato dell’Associazione Dirigenti Giustizia. Lo pubblico tanto per dare un'idea dell’ethos professionale della dirigenza della mia amministrazione:



    IL CONVEGNO DEL 21-23 MAGGIO SI TERRA' A PERUGIA

    Il terribile terremoto che ha devastato l'Abruzzo, seminando dolore e distruzione,
    ha reso necessario spostare la sede del nostro convegno annuale da L'Aquila a Perugia.
    I giorni restano gli stessi : 21-22 e 23 maggio.

    L'Associazione ha già comunicato la disdetta, ma è comunque preferibile che ciascuno dei colleghi già prenotati invii un fax di rinuncia.

    Nei prossimi giorni metteremo a disposizione su questa pagina le schede di prenotazione per gli alberghi di Perugia.

    La situazione della città dell'Aquila è triste e difficilissima.

    Come cittadini e come parte delle classi dirigenti di questo Paese troveremo il modo di contribuire all'aiuto verso le popolazioni ed allo sforzo per la ricostruzione.


    Insomma, la ‘classe dirigente’ come primo segno di significativa solidarietà alle genti d’Abruzzo (che nelle preoccupazioni dell’estensore del comunicato vengono al quarto capoverso, dopo i problemi seri come "lochescion" e prenotazioni), ha ben pensato di spostare il suo convegno … in un’altra regione.

    L’economia abruzzese ringrazia….

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  2. E questa è la seconda epistola ai miei colleghi. Mentre i dirigenti del Ministero della Giustizia spostano il loro congresso in Umbria, Berlusconi sposta il G8 a l'Aquila.


    All’indomani del terremoto dell’Aquila, con eccezionale tempestività, l’Associazione Dirigenti Giustizia annunciava lo spostamento del suo convegno annuale – originariamente previsto proprio nel capoluogo abruzzese – in un’altra regione.

    Mi permettevo di osservare che non era un bel modo di manifestare solidarietà alle genti d’Abruzzo, e suggerivo di cambiare la città, ma di rimanere nella regione colpita. Come spesso avviene in caso di opinioni critiche, non ebbi nemmeno la cortesia di una risposta.



    Oggi l’annuncio che il G8 si terrà a l’Aquila, per solidarietà con le popolazioni terremotate, dopo che anche i sindacati hanno deciso di celebrare il Primo Maggio lì, dovrebbe far riflettere quanti non hanno ritenuto di prendere nemmeno in considerazione la mia proposta.

    Il G8 è un evento gigantesco, che coinvolge i grandi della Terra e che richiede un poderoso sforzo organizzativo: non poteva allora una piccola associazione trovare un albergo sulla costa abruzzese?

    Normalmente sono tutt’altro che un supporter del governo. Penso però che - scontate tutte le possibili, e probabilmente fondate critiche (mediatizzazione del terremoto, opportunismo alla vigilia delle elezioni, improvvisazione, etc.) - la decisione di spostare il G8, e ancor prima quella dei sindacati sul primo Maggio, sia una bella lezione sulla leadership. Che consiste principalmente nello stare insieme alla gente che si pretende di rappresentare e di dirigere, e condividerne problemi e sofferenze.

    I dirigenti del Ministero della Giustizia, sempre ansiosi di un riconoscimento del loro ruolo, hanno perso una magnifica occasione di dimostrare leadership, facendosi passare sotto il naso addirittura la possibilità di anticipare una scelta del governo.

    Si potrà obiettare che le dimensioni dell’Associazione Dirigenti Giustizia rendono irrilevante la questione. Al contrario: le grandi scelte non dipendono affatto dalle dimensioni e dall’importanza di chi le compie. Mi viene in mente ciò che lo storico Joachim Fest sentì dire a suo padre, un cittadino qualunque ma oppositore del nazismo:

    «Noi non siamo piccola gente, non in tali questioni».

    Spiace constatare dunque che ancora una volta abbiamo mostrato di essere ‘piccola gente’.

    Dario Quintavalle

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  3. Tangenti, bufera su Mastella. In un file la lista dei raccomandati

    http://napoli.repubblica.it/dettaglio/tangenti-bufera-su-mastella-in-un-file-la-lista-di-raccomandati/1755990

    "Associazione per delinquere, truffa allo Stato, turbativa d'asta, falso e concussione. Il sospetto di un appoggio elettorale dai clan di Marcianise. Sandra Mastella costretta a lasciare la Campania e le zone vicine in seguito al "divieto di dimora" impostole dalla Procura. Un ciclone travolge l'Udeur.

    Al centro dell´indagine c´è l´agenzia per l´ambiente Arpac, utilizzata, secondo l´accusa, come serbatoio elettorale della famiglia Mastella attraverso un fitto sistema di raccomandazioni. In un file sequestrato dalla Guardia di Finanza nella segreteria dell´ex direttore generale dell´Arpac, Luciano Capobianco, compaiono 655 nominativi e la maggior parte di essi sono accompagnati dalla segnalazione di un esponente politico, dell´Udeur ma non solo, che li avrebbe raccomandati.

    I pm hanno ricostruito «un ramificato sistema di potere e di gestione della cosa pubblica, che si è contraddistinto per un improprio utilizzo delle funzioni pubbliche a fini privatistici, con commistione tra interesse pubblico e interesse personale e/o del partito di appartenenza». Esisteva insomma, nell´Udeur, «un vero e proprio programma criminoso stabilmente condiviso da più persone. Il sodalizio ruotava intorno ad alcuni esponenti di vertice del partito e ad alcuni professionisti ed imprenditori ad essi collegati». Il tutto «per acquisire utilità economiche, incarichi pubblici e consenso elettorale». "

    E tra i raccomandanti dell'inchiesta ARPAC c'e', guarda un po', il sen. Tommaso barbato dell'Udeur, primo firmatario del famoso emendamento.

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