Dopo il terremoto



Dalle urne esce un’Italia governabile. E questa è una buona notizia.
Il Veltrusconi non si farà, e questa è un’altra buona notizia. C’è una maggioranza e c’è un’opposizione, che dovrà fare l’opposizione. Forse se c’è una lezione da trarre è che il buonismo ecumenico alla Veltroni non funziona.

Scompare del tutto la Sinistra radicale, è questa è un’ottima notizia. È stata il fronte del no a tutto, ha rappresentato l’infantilismo al potere,
una sorta di Sindrome di Peter Pan politica, con ministri capaci di scendere in piazza a manifestare contro il governo di cui facevano parte. Per la prima volta dal dopoguerra non c’è in parlamento un partito comunista. Eravamo arrivati ad averne anche tre: la sinistra estrema si conferma allergica all’unità. Inutile prendersela con Veltroni: se davvero tutti i voti di quell’area fossero stati travasati nel PD, oggi lui avrebbe vinto. No, è stata una sconfitta secca.
Per quel che resta della sinistra è l’occasione per diventare finalmente una forza chiaramente socialdemocratica, come l’hanno tutti gli altri paesi d’Europa.

Il ritorno della Lega ai livelli di dieci anni fa, è la vera grande novità uscita dalle urne. Spiegherei il suo successo non solo con lo scontento rispetto al Governo Prodi. È stata sottovalutata la questione dell’immondizia campana, e della pessima figura che ha fatto fare all’Italia in tutto il mondo. Se una parte d’Italia continua a recitare la parte del peso morto, ovvio che un’altra parte accarezzi sogni secessionisti. Prima o poi la zavorra va mollata, soprattutto quando si è pericolosamente vicini al suolo. La secessione è nei fatti e nei cuori. Bassolino dovrebbe finalmente dimettersi, e sparire.
Poi c’è stata la querelle su Alitalia e Malpensa. I tentennamenti nella vendita ad Air France hanno fatto sì che la questione arrivasse sotto elezioni, e il passaggio dei voli da Malpensa a Fiumicino ha assunto il significato di ennesimo segno di disattenzione verso il Nord e di centralizzazione romana. Varrà la pena ricordare che un italiano su cinque abita in Lombardia e Veneto. Non saper ascoltare questo ventre molle (ma produttivo) dell’Italia è stato sempre il grave limite della sinistra, accontentatasi del buon governo in Emilia. La Lega un suo radicamento sul territorio, indiscutibile, ce l’ha.
È la sconfitta decisiva di una politica aristocratica, che non si mescola alla gente, ma si affida a tecnici ed intellettualini, ben simbolizzata da quel Padoa Schioppa che definì i giovani d’oggi “bamboccioni”. Questi signori non li rimpiangeremo.

Per la Pubblica Amministrazione non la vedo molto bene. Ma è pur vero che l’ultimo governo non le ha poi molto giovato, esordendo con lo spacchettamento dei ministeri, e continuando con la stabilizzazione dei precari. Che il PD aveva presentato alle elezioni quel professor Ichino che si è creato gran fama spargendo uniforme merda su tutti i lavoratori pubblici. Berlusconi dice di aver meglio compreso come funziona la macchina dello stato. Di certo, senza soldi e senza personale non si va molto avanti.

Non mi lascia molto ottimista la possibilità che si sblocchi la questione della Giustizia, visto che essa richiederebbe concordia bipartisan, mentre finora è stata il campo di battaglia di opposti estremismi. Ci si renda conto però che un paese dove la Giustizia non funziona è destinato ad uscire non solo dall'Europa, ma dal consesso civile. Anche qui "senza soldi non si canta messa".

Del resto, è tutto da vedere se davvero il PDL e il PD rimarranno dei partiti uniti: la frammentazione partitica, al contrario di quanto spesso si dice, non dipende dalla legge elettorale, ma dai meccanismi regolamentari che consentono di costituire gruppi parlamentari anche esigui, e non corrispondenti alle liste che si sono presentate alle elezioni, e dal sistema dei rimborsi. Un esempio per tutti, le generose sovvenzioni alla stampa di partito (mi pare sia il Consiglio regionale della Calabria quello nel quale ogni consigliere costituisce un gruppo). Quindi bisogna vedere se il tendenziale bipartitismo alla lunga terrà e si evolverà verso un bipartitismo autentico.

La Lega riporterà in auge la questione del federalismo, già sconfitta al referendum costituzionale di due anni fa. Probabilmente dovrà cercare l’appoggio bipartisan per non ripetere quello smacco. Perché comunque di una riforma del nostro sistema delle autonomie c’è bisogno: ed è onesto dire che il federalismo casinista che abbiamo oggi deriva da una riscrittura del Titolo V della Costituzione operata proprio dalla Sinistra.

La legge elettorale, con le sue liste bloccate, rimane una porcheria. Temo sarà più difficile cambiarla ora che essa ha prodotto stabilità. Ha funzionato, certo, ma non è una legge democratica. Però la lezione da trarre è che le architetture istituzionali sono rilevanti solo fino a un certo punto: contano le persone e le loro scelte. Si chiama politica per questo, del resto.

Si confermano: l’inutilità degli exit-poll, clamorosamente sbagliati, e l’incapacità della stampa di tenere il polso del paese.

Al governo avevamo un maschio settuagenario con i capelli tinti; avremo ancora un maschio settuagenario con i capelli tinti. Nell’essenziale, l’Italia non cambia mai.

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La vignetta di Patrick Chapatte sull'IHT.


Commenti

  1. Ottima analisi. Condivido in pieno. Ma c'è un errore, forse due. Prodi non ha i capelli tinti. Li ha ancora molto scuri di suo. Te lo assicuro. In compenso non solo i capelli di Berlusconi sono tinti. Sono pure finti.

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  2. Come volevasi dimostrare, alla Legge elettorale (il "Porcellum") è stato attribuito il merito di aver rivoluzionato il quadro politico. Quindi - ha detto Berlusconi - non si cambia.
    Io credo che una legge che obbliga i cittadini a votare su liste bloccate sia pessima ed antidemocratica.
    Quindi ne auspico l'immediata abrogazione e la sostituzione con una in senso maggioritario, a turno unico o a doppio turno, che dia maggior peso al territorio.

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  3. P.S.
    La sinistra accusa Veltroni di averla vampirizzata. Mi pare eccessivo. Se il governo Prodi avesse tenuto, oggi non ci sarebbero elezioni e nemmeno il ritorno di B. Le forze che hanno fatto cadere Prodi, dopo avergli reso la vita difficile, si sono condannate all’estinzione.

    La Sinistra Arcobaleno rappresentava un complesso di forze che alle scorse elezioni avevano totalizzato il 10%: avrebbe potuto entrare in parlamento di forza propria e senza apparentamenti, come del resto ha fatto l’UDC.

    I voti della sinistra estrema sono andati solo in parte al PD. Molti alla Lega. Ed è una cosa su cui riflettere: D’Alema aveva già capito che gli elettori della Lega sono persone che un tempo votavano Dc e PCI.

    Insomma, sarebbe il caso di non cercare solo altrove le colpe di questo terremoto, e di fare un po’ (parecchia) autocritica. Come si chiamava una volta? ‘Kista’?

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