Fermenti Burocratici Vivi

Si apre oggi a Roma Forum PA, la grande fiera annuale sull’innovazione nella Pubblica Amministrazione. L’appuntamento è un po' decotto, visto che di PA oramai non si parla (vedi l'articolo sul Giornale: "Fannulloni in mostra") se non nei termini più tradizionalmente deteriori: l’irreformabile fannullopoli, rifugio sicuro di tutti gli allergici al lavoro, il peso morto della società e la palla al piede dell’economia. Davvero mortificante per tutti coloro che sul rinnovamento dello Stato e dell’Amministrazione hanno scommesso nientemeno che la propria vita.

Non
si troverà agli stand l’unica vera novità che questi tempi offrono per la PA. Si sono infatti concluse da poco le selezioni (appropriatamente severe) per il Quarto Corso Concorso di Formazione Dirigenziale della Scuola Superiore di Pubblica Amministrazione, che sarà avviato a breve, nella prima decade di giugno.
Secondo la legge (e gli auspici del presidente Ciampi) il concorso di ammissione alla SSPA avrebbe dovuto essere bandito con cadenza annuale. Invece il quarto corso parte a distanza di ben nove anni dal secondo – proprio quello cui partecipai io insieme a una banda di 138 giovanotti di belle speranze. Ciò la dice lunga su quanto poco – purtroppo - lo Stato abbia creduto in questa innovativa formula di selezione e formazione. Ma ce l’abbiamo fatta, e con l’inizio del nuovo corso si compiono i voti di chi al cambiamento ed al ruolo centrale della dirigenza non ha mai smesso di credere.

Occorre però essere consapevoli del fatto che lo scenario è immensamente cambiato, rispetto ai tempi in cui questo modello di reclutamento e selezione fu varato. Erano gli anni 90, l’Italia era in crisi nera, l’amministrazione e la politica erano state decimate dalle inchieste sulla corruzione. Inoltre esisteva il serio e concreto rischio di essere tagliati fuori dall’Europa di testa, quella che costruiva l’unione monetaria e l’area Schengen. Nell’emergenza, lo Stato attingeva alla capacità di grand corps quali le Magistrature, la Banca d’Italia, l'Università, di formare e mettere a disposizione della Repubblica competenze di eccellenza; intanto progettava un nuovo modello di formazione della classe dirigente, facendo appello a una leva di persone da avviare al vertice, spesso senza nemmeno passare dalla gavetta. Era un’Italia con le ossa rotte, ma che rifletteva su sé stessa, e scommetteva sulla capacità di innovazione dei giovani.

Poco dopo la fine del secondo corso,
però, il quadro generale era già mutato. La nuova classe politica non mostrò grande interesse nei confronti del rinnovamento dello Stato, ritenendo che ad esso fosse facilmente sovrapponibile il modello aziendalistico privato. La legge Frattini abolì il Ruolo Unico: si tornava al vecchio dirigente stabilmente legato a una sola amministrazione, del tutto contraddittorio con il generalista formato della SSPA.

Oggi il blocco del reclutamento, sia dei dirigenti che dei funzionari, sta aprendo buchi sempre più vistosi nel tessuto dell’amministrazione. Nei prossimi tre anni lasceranno il lavoro centinaia di dirigenti nati negli anni ’40. La tendenza è di contrarre gli organici: il blocco del turn over si farà sempre più stringente. A fronte di un lento e faticoso processo di acquisizione di professionalità dirigenziali mediante concorso o corso-concorso, la tentazione sempre più evidente è di colmare i vuoti con altri mezzi: contratti esterni, con l’uso estensivo del famigerato art 19 comma 6, ma soprattutto promozioni ope legis di intere categorie di funzionari. È già successo al Ministero della Giustizia, al Ministero dell’Interno, alla Regione Lazio. La dirigenza reclutata per concorso potrebbe ben presto trovarsi minoranza.

Un’altra tendenza è quella di fare concorsi semplificati. Già gli ultimi concorsi al Ministero della Giustizia e al MIBAC richiedevano come titolo di studio la sola laurea triennale.

Per queste vie si abbassa la qualità complessiva della dirigenza, vanificando l’auspicio che essa possa prendere il posto che le compete accanto ai grand corps dello Stato, quali la Diplomazia o la Magistratura, e
con pari dignità sociale.

All’esito del Corso, gli allievi SSPA si ritroveranno così all’interno di un quadro professionale del tutto incongruente. Nella dirigenza convivono, infatti, già oggi, dirigenti reclutati per concorso, ed altri assunti per nomina diretta, ovvero promossi sur le champ con legge. Tra coloro che hanno fatto un concorso ci sono quelli provenienti dalla SSPA, e quelli selezionati direttamente dalle amministrazioni, talvolta con criteri variabili. C’è un conflitto evidente ed irrisolto, poi, tra il modello del manager generalista, capace di spostarsi nel corso della sua vita professionale tra diverse amministrazioni, e magari tra il pubblico e il privato; e il modello del dirigente specialista, che svolge tutta la sua carriera presso una sola amministrazione.

Ecco dunque che il nuovo corso-concorso che si apre il mese prossimo ha sulle spalle una grandissima responsabilità: ribadire la persistente validità di un modello di reclutamento incentrato su una severa selezione iniziale, su una formazione molto approfondita, sulla propensione all’internazionalizzazione, su un modello generalista che – negli auspici di tutti – prelude al ripristino del Ruolo Unico, o almeno di forme di mobilità tra le amministrazioni.

Quello che parte tra un mese è, più o meno, l’ultimo treno per capire qual è il futuro della dirigenza e della Pubblica Amministrazione.

Mai come oggi le grandi idee viaggiano sulle gambe delle persone: è bene che i nuovi giovani colleghi ne siano consapevoli e lavorino alla migliore riuscita del loro esperimento.



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''Entro, timbro e me ne vado'' (12 maggio 2008) L'inchiesta di Repubblica: gli assenteisti della Cassazione. Davanti al 'Palazzaccio' di Roma, dove gli impiegati escono dopo avere vidimato l'ingresso.



Commenti

  1. Ma che coincidenza: il nuovo Ministro della PA Brunetta propone di privatizzare le Cancellerie Giudiziarie, e subito le telecamere di Repubblica vanno a pescare i fannulloni sotto la Corte di Cassazione.
    :-)

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