Fatti miei

Ho debuttato con le lenti a contatto. Il punto è che amo fare fotografie, ho bisogno di avere una visione panoramica, ed il cerchietto degli occhiali mi ha dato sempre fastidio. Ma la faccenda di mettermi un dito sull’occhio non l’avevo mai digerita. Così dalla decisione di mettermi le lenti alla sua realizzazione pratica sono passati appena cinque anni. Comunque ci metto ancora tantissimo per mettere e toglierle. E mi escono sempre dei coloriti commenti, come nei fumetti: “mapporch#@@%****######°°zzz@@@@”

La SSPA mi ha chiesto di fare da ‘mentor’ per alcuni giovani allievi del quarto corso di formazione dirigenziale. Accetto con entusiasmo. Ma esattamente cos’è un ‘mentor’? Un bugiardone?

Alfredo mi ha proposto di tentare di entrare in una scuola di dottorato. Accarezzo per qualche momento l’idea. Poi la scarto. I miei rapporti con l’università non sono mai stati idilliaci: tanto per dire, se fossi io al posto di Bertolaso, userei il rettorato della Sapienza come deposito di scorie nucleari. E poi dovrei fare il concorso di ammissione, e si sa come sono fatti i concorsi nell’ambito universitario: senza santi in paradiso, non passi. E per fare che, alla fine? Per aggiungermi un titolo sul biglietto da visita? “Cav. Dott. Stv. Dario Quintavalle, M.A., PhD”. E poi chi lo ferma Nando, mia coscienza critica e gemello terribile, dal rotolarsi per terra dalle risate?

Tornare ad Ostia dopo il lavoro e godersi l’ultimo sole e una bella nuotata (per modo di dire, come nuotatore ho la grazia di un tubo di piombo) è un bel privilegio, rispetto agli altri romani che sudano. Tra l’altro la spiaggetta libera è letteralmente costellata da ragazze russe. Un’autentica meraviglia.

Sarà del resto, anche questa, un’estate baltica: Thundermaster ha proclamato anche quest’anno una Hash a Rostock (si torna sempre sul luogo del delitto), in occasione dell’Hanse Sail, e mi piacerebbe vedere la Curonian Spit, in Lituania. E perché no, tornare a passeggiare sulla spiaggia di Jurmala, a Riga.

A proposito di romani che sudano, mi chiedo perché da noi siano così poco diffusi i ventagli. Io ne ho una bella collezione (di cui facevo buon uso agli esami suscitando il vivo dispetto dei professori, che vogliono che lo studente soffra), e ogni volta che ne tiro fuori uno mi guardano tutti con curiosità. Eppure è un oggetto normalissimo. Quando si è sposata mia cugina con un ragazzo andaluso, tutte le parenti dello sposo ne avevano uno, bellissimo. Un ventaglio è un oggetto sensuale: ma, appunto, vallo a spiegare alle donne italiane.

Mi viene in mente come in un flash una bellissima scena da “La piscina”, un film con un giovanissimo Alain Delon e Romy Schneider. Ad un certo punto c’è una scena in cui lui accenna a fustigare la schiena nuda di lei con il gambo di una rosa. Ricordo di aver visto questo film da ragazzino. La scena della rosa ha alimentato le mie fantasie erotiche per anni.

Parlavo con N. del più e del meno, quando sfogliando una rivista, mi capita di vedere la foto di una donna soldato, un tenente dell’esercito. E lui, solitamente assai discreto, mi dice che la conosce, che sono stati insieme, ma che, sfinito, l’ha mollata. E mi racconta una biografia del tipo: "donna che lavora, va in palestra, è insegnante di tango, prepara sette concorsi contemporaneamente, uno dei quali come vicesegretario generale dell'ONU con delega alle biotecnologie, nel tempo libero fa volontariato per il recupero dei tossicodipendenti di etnia rom vittime dell'emarginazione sociale e affetti da tachicardia, d'estate va prima in Pakistan a sminare il Kashmir, poi in una cooperativa agricola del Montenegro dove si producono cachi da destinare al commercio equo e solidale". Una tipa così, di quelle che sono ‘troppo’ tutto, soprattutto troppo piene di sé per avere spazio per qualcun altro. Eh, sì, il fascino irresistibile della Wonder Woman, ne so qualcosa: è una esperienza da fare, poi ti passa subito, e scappi a gambe levate, senza mai voltarti indietro.

È di Ostia, ha fatto teatro, ha preso un PhD ed andata a lavorare all’estero in un prestigioso centro di ricerche, dove ha conosciuto un ragazzo straniero. Quando ho sentito la sua biografia, con tutte le sue sinistre analogie con una certa signora di mia conoscenza, ho cominciato a fare i debiti scongiuri. Ma Romina è di tutt’altra pasta, e il suo matrimonio a metà del mese si preannuncia un evento stravagante e simpatico. Come regalo di nozze gli amici doneranno loro decimi di biglietti per un viaggio in Nepal…

Questo è tutto, e lecitamente il lettore potrà commentare, alla fine di questa sfilza di irrilevanti fatterelli, con un bel “e chi se ne frega?”. Non saprei dargli torto.


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