Io preferisco una bionda


Bloggando si vive meglio? Lo dice uno studio condotto dal ricercatore James Baker dell'università australiana di Swinburne. Bloggare farebbe bene all'umore, alle relazioni interpersonali e addirittura al senso critico. Dagli Stati Uniti arrivano altri dati. Secondo Fernett e Brock Eide, neurologi specializzati nello studio dell'apprendimento nei giovani, il blog rende chi lo apre un miglior pensatore.

Beh, bloggare ha indubbiamente ha i suoi vantaggi: consente di analizzare e verbalizzare stati d’animo, alla stessa maniera di un diario. Ma a differenza del diario ciò avviene in modo potenzialmente sociale e condiviso, il che consente di superare la sensazione di isolamento di chi vive le situazioni che descrive. Bloggare è terapeutico. Il blogger, sapendo di avere una platea di lettori indefinita, tenderà a scrivere con sempre maggior cura: bloggare fa bene all’esercizio della scrittura. Un blog permette di dire la propria opinione, ed ai lettori di controbattere. È dunque un grande esercizio di libertà e democrazia, non c’è dubbio, anche se meritano di essere lette con attenzione le riflessioni di Geert Lovink, nel suo ultimo libro “Zero comments. Teoria critica di internet”.

Detto questo, ribadisco la mia diffidenza per la virtualizzazione della vita sociale, che è secondo me il portato più pericoloso del primo decennio del XXI secolo. Chi sta su piattaforme di blogging, come Blogger o Wordpress o Twitter, su Social Networks come Facebook o LinkedIn, su Instant Messengers come ICQ, non dovrebbe mai dimenticare che il suo rapporto è prima di tutto con una tastiera e con un pc, non con persone vere. Comunicare vuol dire ‘mettere in comune’, cosa che comporta una certa sincronia: la comunicazione è un'esperienza che si vive insieme; qui si tratta piuttosto di un ‘mettere a disposizione’, che è sinonimo di depositare o archiviare: quello che il blogger scrive potrà essere scoperto dai potenziali interessati anche a distanza di molto tempo.

In ogni processo di (pseudo-) comunicazione con questi nuovi strumenti il medium è assolutamente prevalente rispetto alla relazione che pretende di stabilire con l'universo degli 'altri'. In altri termini, si comunica prima di tutto con un computer, e poi - solo eventualmente - con un pubblico. Certo, anche radio, giornali e televisioni, erano forme di comunicazione unilaterale. La differenza sta nel fatto che la retorica della società dell’informazione ci promette la possibilità di tenerci in contatto con il mondo H-24
grazie al web. In realtà, tutto quello che davvero accade è che siamo incollati davanti a un pc o a un telefonino. Non abbiamo relazioni con delle persone in carne ed ossa. Il computer - ormai depositario della nostra vita, foto, musica, emozioni, lavoro, tutto omogeneizzato in bit - è lui il grande protagonista. Ci isola e ci avvolge. Qualunque attività svolta seduti davanti al pc è assai più “soliloquio” che “colloquio”.

E allora, viva il blogging, ma io per socializzare
preferisco una bionda: che sia una birra o una ragazza, è decisamente una soluzione migliore.

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Sullo stesso tema in questo blog:
Facebook è una ca*ata pazzesca...
Addio all'informatica (o almeno, arrivederci)
L'amore al tempo di ICQ
Internettiano con dubbi

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Mi sono anche fatto un Tlog su Twitter: è un esperimento, ma lo trovo una perdita di tempo...


Commenti

  1. Il mio pensiero a proposito:

    http://libera-parola.blogspot.com/search/label/Introduzione

    Valter

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