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Visualizzazione dei post da novembre, 2008

Il Torloniano

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È stato presentato alla fondazione Marco Besso il libro di Roberto Quintavalle, “Alessandro Torlonia e via Nomentana nell'Ottocento” , per i tipi di Edilazio. Quintavalle, membro del Gruppo dei Romanisti, ed ormai riconosciuto uno dei maggiori e più documentati studiosi della storia di questo settore della Campagna Romana, ha concentrato in questo libro oltre un ventennio di ricerche di archivio, ripercorrendo le vicende proprietarie del territorio immediatamente al di fuori di Porta Pia. Ne è venuto fuori l’affresco di una via Nomentana ben diversa dallo stradone trafficato che è oggi. Un tranquillo viottolo di campagna, fiancheggiato da ville patrizie, in parte adibite a orto, in parte disegnate a giardino, spesso aperte al pubblico. Nel XIX secolo i banchieri Torlonia, parvenus francesi, scalano rapidamente l’aristocrazia romana, fiera delle sue tradizioni, ma a corto di soldi freschi. Nella loro villa suburbana danno grandi feste e lavoro a molti artisti, costruendo edifici ri

A fin di bene

La televisione dà grande enfasi, senza un filo di critica, alla pensata di quella madre che, insospettita dal comportamento bislacco del figlio, gli ha tagliato nottetempo una ciocca di capelli e l’ha fatta analizzare, scoprendo che il ragazzo si faceva di coca. Trovate moderne per perpetuare vizi antichi. Una volta i genitori invadenti si limitavano a origliare le telefonate dei figli, a leggere di straforo il loro diario, a guardare da dietro le persiane per controllare con chi uscivano. Oggi la tecnologia permette di entrare assai più pesantemente nella vita altrui. La scusa però è sempre la stessa: è “ per il loro bene ”. La via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. Nemmeno un commento sul fatto che se una madre non riesce a stabilire un dialogo con il figlio, a guardarlo negli occhi e a chiedergli conto delle proprie azioni, a considerarlo una persona e non una proprietà privata, forse non è poi così sorprendente che lui si droghi. Che educatrice è una persona che ricorre

Brain Train

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Ero stato facile profeta, quando parlavo dei sedicenti ‘Cervelli in fuga’ che “reclamano misure che ne agevolino il rientro in posizione privilegiata, magari scavalcando quanti, stringendo i denti, l’Italia non l’hanno abbandonata”. Puntuale, un emendamento presentato al Senato al Decreto Gelmini stabilisce che le Università potranno d’ora in poi assumere professori ordinari, associati e ricercatori che insegnano all’estero senza concorso, per chiamata diretta. Come già nella vicenda dei dirigenti giustizia , il provvidenziale emendamento di qualche legislatore molto sensibile alle lobbies bypassa - addirittura in nome della meritocrazia - la procedura democratica del concorso pubblico, offrendo ai nostri profughi - a scapito di persone magari ugualmente meritevoli ma che non avendo fatto la loro carriera all’estero sono per definizione raccomandati e figli di baroni – un veicolo per il rientro in Italia in pompa magna. Dopo il Brain Drain, il Brain Train, insomma… :-) Nel frattempo,

Chiamalo colposo...

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Orfano di madre, investita e uccisa davanti ai miei occhi da un pregiudicato che non aveva voglia di attendere al semaforo rosso (avevo quattordici anni), conosco il dolore di chi perde un congiunto per la più stupida e tragica delle morti: quella causata dagli incoscienti al volante. Quindi merita un plauso il Gup Marina Finiti del Tribunale di Roma che ha riconosciuto colpevole del reato di omicidio volontario con dolo eventuale Stefano Lucidi, l'uomo che imbottito di alcol e droga il 22 maggio scorso investì ed uccise due fidanzati in scooter all'incorcio tra via Nomentana e Viale della Regina. La sentenza è stata definita 'rivoluzionaria' perchè per la prima volta non si è contestato l'omicidio colposo ma quello volontario. “ Dolo eventuale ” vuol dire che un soggetto pone in essere una condotta pericolosa, consapevole che esiste la possibilità che potrebbero derivarne eventi dannosi ulteriori e tuttavia accetta il rischio di cagionarli. Ai non addetti ai l

Cervelli in fuga 2

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L’università italiana torna alla ribalta per alcuni eclatanti casi di nepotismo, come il figlio del professore messinese che si presenta senza concorrenti a un concorso per professore associato, nella stessa facoltà del padre. Nulla di nuovo, in realtà. Che l’università italiana non abbia esattamente al centro delle sue preoccupazioni lo studente se n’è accorto chiunque l’abbia frequentata, nevvero? Già a partire dagli esami, all'università si va avanti a simpatia, per cooptazione. Leccando. Una lunga scia di bava tiene tutti uniti. Chi non sappia ingraziarsi un professore, o un assistente, è out . L' Economist della settimana scorsa definisce l'università italiana " one of the worst managed, worst performing and most corrupt sectors in Italy ". Eppure, miracolo, gli accademici sono riusciti a mobilitare gli studenti a difesa dei loro interessi, contro la riforma Gelmini. Contro ogni possibile riforma del resto, il copione è sempre lo stesso da anni: occupazi

Lunga vita al Signore di Sark!

Si sente di rado parlare dell’ Isola di Sark , scoglio al largo della Normandia, uno di quei deliziosi monumenti del tradizionalismo inglese che tanto piacciono ai turisti: l’ultimo feudo d’Europa, governato dal Seigneur Michael de Beaumont, sovrano assoluto e vassallo della Regina. Adesso a Sark sbarca la democrazia, pare per imposizione della Commissione Europea (e viene da pensare che la Thatcher e il gruppo di Bruges non avessero del tutto torto sulla sua invadenza), che ha trovato l'assetto attuale non in regola con la legislazione sui diritti umani. Peccato che nessuno dei sudditi si fosse mai lamentato. La dottrina occidentale dell'importazione dall'alto della democrazia colpisce duro, e proprio dove uno meno se l'aspettava: sulle rive d'Europa. Sark come Baghdad? A candidarsi contro il Signore di Sark, i due fratelli Barclays, multimilionari, che hanno formato un partito politico apposta. Loro hanno grandi idee per l’isola, e se la stanno comprando pezzo a p

Tra Valladolid e Camerino

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Un giudice di Valladolid, Spagna, ha ordinato la rimozione dei crocifissi da una scuola pubblica. E si riaccende l’ormai secolare dibattito sul tema. Noioso ed inutile come tutti i dialoghi tra sordi. Personalmente non amo le confusioni tra Chiesa e Stato. Non mi piace vedere i Crocifissi negli edifici pubblici, così come non mi piace l’abitudine americana di mettere la bandiera in Chiesa accanto all’altare. Non sta forse scritto: “ Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare, e a Dio quello che è di Dio ”. (Matteo, 22, 21)? Troverei logico che in un ufficio dello Stato si trovassero solo i simboli dello Stato. Lo Stato è un’autorità imparziale, che deve considerare allo stesso modo tutti i cittadini. Entrando negli edifici dello Stato, io credo, il Cittadino ha diritto di sentirsi a casa propria, qualunque sia la religione che professa, o anche se non ne professa alcuna. L’Italia è piena di crocifissi: spuntano dai tetti delle chiese, dagli obelischi, nelle edicole sacre ai quadri

Malsana famiglia

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Ha scritto Alejandro Jodorowsky che: " Ne ha uccisi più la famiglia che la bomba atomica" . Probabilmente, si riferiva alla famiglia italiana. Giorni addietro un’altra strage “inspiegabile” si è consumata nell’ordinata provincia padana, per la gioia dei giornalisti che finalmente possono parlar d’altro che di politica. Tragedie fotocopia, tutte uguali: coppie borghesi, benestanti, rispettabili. Ed improvvisamente la violenza, a lungo compressa, esplode, “ come fulmine a ciel sereno ” (i telegiornali, che meravigliosa miniera di asinini luoghi comuni!). Nei discorsi dei Vescovi (che si guardano bene dal formarne una) e dei politici (che ne hanno spesso più d’una), la Famiglia è un santino, un modello perfetto, un archetipo del vivere sociale. Un valore in sé, dunque, da tutelare in quanto tale. La Famiglia è la cellula fondante della società, com’è ovvio in un paese che non riesce proprio a considerare e a dar valore all’individuo singolo, se non legato a qualcun altro, in ass

Barbagli ed abbagli

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Una banda di dieci borgatari che nella zona del Trullo a Roma picchiavano e terrorizzavano gli immigrati è stata arrestata dai Carabinieri. Tutti sono stati accusati di rapina aggravata, lesioni, minacce con l'aggravante della discriminazione e dell'odio razziale. Strano, perchè in Italia, ufficialmente, il razzismo non esiste. Lo dicono in TV opinionisti e noti studiosi, dati alla mano. C’è una vignetta delle Sturmtruppen che mi torna spesso in mente, in queste occasioni. Il Sergente cattivo va a rapporto dal Capitano. “ Ci sono nuofe vittime dell’epidemia di coleren, Herr Capitanen ”. Il Capitano risponde che per ordine dello stato maggiore non di epidemia si deve parlare, ma di ‘ singoli casi isolati ’. “ Sissignoren” , ribatte il Sergente, “oggi ci sono mille nuofi singoli casi isolaten” . La morale è chiara: persino ai numeri si può far dire ciò che si vuole, è tutta questione di definizioni ed interpretazioni. In Italia il razzismo è in crescita. Non un fatto di m

Foto digitale e nuovi problemi

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C’è un risvolto paradossale e preoccupante della grande diffusione di macchine fotografiche digitali e videocamere, ed è il rapporto sempre meno sano tra immagine e realtà che alcuni tendono a stabilire, con la conseguenza di una crescente diffidenza verso il mezzo fotografico e chi lo usa. Per un fotografo tradizionale, scattare una fotografia è un atto creativo. Soprattutto nei ritratti, la fotografia stabilisce una relazione a due, spesso non meno emozionalmente coinvolgente di una seduta psicanalitica, ed altrettanto profonda. Un buon fotografo sa far emergere espressioni, sentimenti, emozioni, passioni della persona che ritrae. Si tratta di un processo maieutico, che esclude ogni prevaricazione; anzi è normalmente divertente, spesso più per colui che è ritratto - che può concedersi una parentesi di puro e spensierato narcisismo - che per il fotografo stesso. Il vero fotografo ha una sua etica , che discende dalla profonda consapevolezza del valore di quello che sta facendo. Purtro

Il mondo visto da una sedia a rotelle

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C'è un gioco che fa vedere com'è il mondo visto da un cane . Assumere differenti punti di vista è sempre un esercizio utile. Io sono, da qualche tempo, su una sedia a rotelle. Messo così, suona drammatico, lo riconosco. In realtà la sedia a rotelle è un oggetto funzionale e meritorio, benché sinistro, che mi ha consentito di recuperare una ragionevole mobilità dopo l’operazione. Ed è un eccellente punto di osservazione. È un fatto da accettare senza giri di parole: per quanto provvisoriamente, io sono un handicappato. È sto vedendo com’è il mondo visto da uno che sta su una sedia a rotelle, magari per tutta la vita. L’esperienza è istruttiva. Un handicappato è una persona fortemente dipendente. Ogni movimento che ai bipedi risulta facile e naturale, a lui costa fatica. Ogni ostacolo - un marciapiede, uno scalino, una piccola asperità del terreno - per lui può essere insormontabile. Vorrei uscire per strada. Ma la scalinata dell’androne rappresenta già un bel problema. Una volta

Esiste davvero

Allievo discolo di scuola cattolica, mi divertivo a inventare nomi strampalati e purulenti per nuovi ordini religiosi: le "Ancelle Adoratrici del Preziosissimo Prepuzio di Gesù Bambino Circonciso", per esempio, e via blasfemando. Ma la realtà supera sempre la fantasia: in via Cassia 490 a Roma si trova: “Villa Suor Maria Cristina Brando fondatrice delle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato”. Amen!

Ospedali inospitali

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Ricoverato in un ospedale pubblico di Roma per rimuovere certe fastidiose ed ormai inutili pendenze (foto), non posso che riportare alcune impressioni, non del tutto positive, sulla qualità dell’assistenza. “Ospedale” dovrebbe voler dire ‘luogo ospitale’: a me è sembrato piuttosto di essere parcheggiato in un deposito. Tanto per cominciare, sono stato ricoverato con quattro giorni di anticipo rispetto all’intervento, poi slittato di un altro giorno. La motivazione, piuttosto paradossale, è che si era liberato un letto, e dovevo occuparlo, altrimenti qualcuno arrivato per emergenza al pronto soccorso me lo avrebbe portato via. Proprio così: io e molti altri pazienti abbiamo passato giorni e notti semplicemente a fare i segnaposto. Per di più col pensiero che stavamo forse impedendo a qualche poveraccio di essere curato con urgenza. Logica vorrebbe che venissero tenuti dei posti sempre liberi per le emergenze. E che i pazienti venissero ricoverati solo alla vigilia dell’intervento, e di

Quando gli alieni arrivavano dallo spazio

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La notizia è ghiotta: la piattaforma Mediaset Steel a partire dal 12 novembre replicherà tutti gli episodi di “ UFO attacco alla Terra ”. Io non ho il decoder, e uso la televisione quasi come un soprammobile (almeno in Italia, dov’è diventata uno sciocchezzaio per persone anziane e di scarsa cultura), quindi gradirei un invito da chi ne è provvisto. Noi, nati alla fine degli anni ’60, ce li ricordiamo bene il Comandante Straker, la base SHADO, gli UFO sibilanti. Abbiamo giocato con i modellini degli intercettori e degli Skydiver. Solo più tardi, quando anche in Italia arrivò finalmente la TV a colori (tecnologia esistente già da un pezzo, ma avversata dall’oscurantismo democristiano), scoprimmo che le conturbanti operatrici della Base Luna, tipicamente in minigonna, portavano una parrucca colorata e un trucco pesante. La serie non ebbe il successo che meritava, e terminò dopo appena 26 episodi. Dagli stessi ideatori nacque poi “Spazio 1999”, una coproduzione anche italiana. Quelli eran

Sì, possiamo; ma vogliamo?

Molto tempo fa avevo messo sul mio blog un badge di supporto per Barack Obama presidente. La dimensione della sua vittoria, netta, inequivocabile, insegna molte cose a un’Europa stanca e a un’Italia miserabilmente gerontocratica. Che non è più il tempo dei Grandi Vecchi (che spesso sono vecchi, e basta), ma dei giovani ambiziosi; che sulla mancanza di esperienza fanno premio il sogno e la visione; che la democrazia non è un sistema morto, se si presenta qualcuno che ha idee e il coraggio di cambiare. Allora si svegliano gli apatici, tornano a partecipare i disillusi. Per molto tempo l’America è stata il modello della ‘ democrazia della delega in bianco’ : lì era nata l’idea pericolosa che un Paese intero potesse essere governato da un comitato elettorale contando sulla indifferenza della stragrande maggioranza dei cittadini, e sulla scarsa partecipazione al voto. Una democrazia formale e senz’anima, che si risolveva nel rituale della scheda nell’urna. Sembrava ci fosse una vera e propr

Non mettete la rana in croce

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La direttrice del Museion di Bolzano, la svizzera Corinne Diserens, è stata licenziata per aver fatto esporre una “rana verde in croce”, opera dell'artista tedesco Martin Kippenberger. Non posso che essere d’accordo. Tanto per cominciare l’opera era orribile. Tutta l’arte moderna lo è, del resto. Nato e cresciuto a Roma, in mezzo al bello, ogniqualvolta visito un museo di arte contemporanea non posso che meditare desolato sulla verità di quel famoso motto di Flaiano: “ Non comprate l’arte moderna, fatevela da soli ”. Qualunque ca**ta, oggi, è suscettibile di vedersi attribuita la dignità di opera d’arte, e alla fine il più onesto fu proprio il povero Piero Manzoni, che la sua “ Merda d’artista ” la inscatolò e mise in vendita. Soprattutto, è ingiusto mettere una rana in croce. Quali sarebbero le sue colpe? Il triste destino di codesto stolido batrace è di essere caricato di significati ed aspettative che vanno ben al di là del suo valore. Una rana è solo una rana: ha i suoi limiti,

Autunno a Kiev

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Come alcuni sanno, sono impegnato in una nuova cariera come consulente internazionale, e mi trovo a Kiev per partecipare a un progetto europeo di cooperazione giudiziaria. Conoscevo già la città, famosa per le sue donne bellissime dall'eleganza ricercata e la sua rutilante vita notturna. Ma sono rimasto colpito, questa volta, dall'intensità dei colori autunnali, il rosso e l'oro degli alberi valorizzati da un sole sorprendentemente caldo e da un cielo terso ed azzurro. Ho passato la domenica nella dacia di campagna del vecchio professor Leonid, anima della protesta studentesca di Majdan... Shashliki (spiedini), eccellente vino Massandra di Crimea, cipolline ed altri ortaggi dall'orto, frutti di bosco, uva selvatica, dolcissima, grappa fatta in casa, tutto in una casetta in legno intagliato in riva a un fiume affluente del Dnipr, che qui è ' minore ' ma è largo quanto l'Arno. Un paradiso bucolico, silenziosissimo e riposante. Che meraviglia...