Lunga vita al Signore di Sark!


Si sente di rado parlare dell’Isola di Sark, scoglio al largo della Normandia, uno di quei deliziosi monumenti del tradizionalismo inglese che tanto piacciono ai turisti: l’ultimo feudo d’Europa, governato dal Seigneur Michael de Beaumont, sovrano assoluto e vassallo della Regina. Adesso a Sark sbarca la democrazia, pare per imposizione della Commissione Europea (e viene da pensare che la Thatcher e il gruppo di Bruges non avessero del tutto torto sulla sua invadenza), che ha trovato l'assetto attuale non in regola con la legislazione sui diritti umani. Peccato che nessuno dei sudditi si fosse mai lamentato.
La dottrina occidentale dell'importazione dall'alto della democrazia colpisce duro, e proprio dove uno meno se l'aspettava: sulle rive d'Europa. Sark come Baghdad?

A candidarsi contro il Signore di Sark, i due fratelli Barclays, multimilionari, che hanno formato un partito politico apposta. Loro hanno grandi idee per l’isola, e se la stanno comprando pezzo a pezzo in vista del suo sviluppo turistico. Perché a Sark oggi non possono circolare veicoli a motore, non c’è illuminazione pubblica per le strade, e secondo i nostri standard un posto senza traffico e dove la notte si possono vedere le stelle dev’essere per forza un paese sottosviluppato. I Barklays probabilmente vinceranno le elezioni, e - grazie ad un esercizio di democrazia formale - Sark passerà dal feudalesimo alla plutocrazia in una sola notte.

A noi, questa storia di miliardari che scendono in politica, che formano un partito, che si comprano un intero paese, suona familiare. Dove l’abbiamo già sentita?
Tutta la nostra istintiva simpatia va al Signore di Sark. Ai suoi sudditi, attratti dal denaro facile, diciamo: “resistere, resistere, resistere !”.
Mhh, pure questa, dove l’abbiamo già sentita?


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