Tutti i salumi finiscono in gloria


Una delle mie più note debolezze (ne ho di più turpi, ma più segrete) è la passione per il prosciutto. Sì, lo confesso, sono un prosciuttomane. Di fronte a un paio di etti di Parma vado in deliquio, e all’estero vado in crisi d’astinenza. In nessun altro paese del mondo, credo, il maiale ha trovato un impiego così creativo e squisito, con l'elaborazione di insaccati, salumi e prosciutti di altissima qualità.

Non nascondo che uno dei motivi che mi spinsero a chiedere Trieste come prima sede fu la vicinanza con le zone di produzione di Sauris e San Daniele. Scelta felice e lungimirante, chè in quell'epoca scoprii anche, nelle mie incursioni oltreconfine,
il prsut dalmata e quello del Carso, limato e profumato dal vento di bora. Nelle trattorie sulla costa adriatica esso viene sempre servito con impeccabile stile, guarnito di qualche cetriolino e qualche fetta di Formaggio di Pag, altra profumatissima delizia alimentare dalmata.

Chi mi conosce bene e mi ama davvero ha dunque pienamente colto nel segno facendomi trovare sotto l'albero il fondamentale "Salumi d'Italia, Guida alla scoperta e alla conoscenza", Slow Food Editore, che descrive in modo dettagliato la storia, le tecniche di lavorazione e i possibili usi gastronomici di 210 tipologie di salumi italiani, con l'ausilio di immagini fotografiche. Il regalo era accompagnato da qualche gustoso specimen, affinchè non restassi con l'acquolina in bocca. Le vere donne sanno prenderti per la gola... ;-)




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