Scuole private e vizi pubblici

Sostiene il Presidente del Consiglio che la Scuola Pubblica è diseducativa. Si tratta dell’ultimo attacco alle istituzioni pubbliche, all’insegna del Laissez faire più malinteso. La Ministra Gelmini dice che si è trattato di una difesa della libertà delle famiglie di operare le scelte educative che ritiene più opportune. E anche qui c’è un clamoroso malinteso. Le scuole pubbliche non sono un succedaneo dei precettori individuali: esse esistono proprio perché si ritiene che l’educazione dei bambini non sia un fatto privato, bensì un interesse nazionale. Perché a scuola devono essere assimilati e condivisi valori comuni e codificati, una lettura comunemente accettata della Storia nazionale, una lingua che può anche non essere quella parlata in famiglia. A scuola si impara che si è tutti uguali, prima che la vita ci separi secondo classi e professioni. Si impara a essere Cittadini, e non parti di una famiglia o di un clan. È in fucine di questo tipo, Scuola, Esercito, Amministrazione, che si spezzano i particolarismi d’origine e si fonde  una nazione. Ed infatti queste istituzioni sono sotto attacco, da parte di chi di Stato non vuol sentir parlare, e non riconosce altro interesse sopra a quello personale. Se si fosse riconosciuta “la libertà di scelta educativa delle famiglie”, Ministro Gelmini, allora avrebbe avuto ragione il  Padre Padrone descritto da Gavino Ledda, a volere i figli analfabeti e pastori. Dovremmo ammettere che hanno ragione quei genitori che instillano pensieri razzisti, o quei padri islamici che educano le figlie alla sottomissione e al niqab. In un malinteso rispetto dei diritti dell’Individuo, dimentichiamo la Persona, che è un animale sociale, e che a scuola si apre al confronto critico con altre realtà ed altre idee. Mitizziamo la Famiglia, girando le spalle alle statistiche che dimostrano quante violenze e brutalità – fino all’omicidio - vi si commettono. E poi, su questa povera Famiglia, ridotta a terreno di scontro ideologico, chi ci fa le prediche? I preti, che non se la fanno, per scelta religiosa, o chi la disfa, inseguendo ‘altre’ soddisfazioni. Ma per favore…

 

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