FEDERALISMO DIFFERENZIATO PER LA GIUSTIZIA

Su Lavoce.info è stato pubblicato il mio secondo articolo in materia di governance e giustizia:

FEDERALISMO DIFFERENZIATO PER LA GIUSTIZIA

di Dario Quintavalle 31.01.2012
È possibile tagliare il costo che i piccoli uffici giudiziari rappresentano per lo Stato e al tempo stesso salvare la giustizia di prossimità? Sì, chiedendo agli enti locali di assumerne la gestione diretta. Le Regioni sono interessate a una giustizia civile veloce ed efficace a sostegno del tessuto delle loro imprese. E, soprattutto al Nord, dispongono della risorsa che oggi manca negli uffici giudiziari: il personale radicato sul territorio. Per le Regioni è l’occasione di assumersi gli onori e gli oneri del federalismo. E di dimostrare di saper fare di più e meglio dello Stato.



Non è un buon momento per i giudici di pace in Italia: sono al minimo storico della loro consistenza organica, con soli 2.342 posti coperti su 4.691 previsti (1), pari al 49,9 per cento. Ed erano 4.200 nel 2003.

PICCOLA GIUSTIZIA, TERRENO DI TAGLI

Per deflazionare il contenzioso, il legislatore ha di recente puntato molto più sulla mediazione civile obbligatoria che sul potenziamento della magistratura onoraria.
Così su di essa pende ora la scure dei tagli di finanza pubblica. La recente legge (2) che delega il governo alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie ha tra i suoi obiettivi “la riduzione degli uffici del giudice di pace dislocati in sede diversa da quella circondariale”.
Secondo i progetti del nuovo governo, dovrebbero sparire 674 uffici sugli 846 (3) esistenti: rimarrebbero solo le sedi nei capoluoghi di provincia e nelle altre città che hanno un tribunale. Poi verrebbero chiusi anche piccoli tribunali e sezioni distaccate.
È certo che una giustizia polverizzata sul territorio è un lusso che lo Stato non può più permettersi: ma è realistico pensare che nell’Italia dei mille campanili si possa facilmente portare a termine un così drastico taglio di sedi giudiziarie, con tutte le sue conseguenze sociali ed economiche?
Ma poi, l’idea di una giustizia locale, vicina al cittadino e al territorio, non merita qualcosa di meglio che essere considerata un ramo secco da segare?
La piccola giustizia ha i suoi meriti e le sue buone ragioni per esistere:

è economica, veloce, accessibile ed è chiamata a risolvere questioni, dai giuristi sprezzantemente definite “bagatellari” (piccoli reati, controversie di condominio e altre cause civili di lieve entità, infortunistica stradale, opposizione a sanzioni amministrative), ma che sono le più vicine al vissuto quotidiano del cittadino.

L’OPPORTUNITÀ DEL FEDERALISMO

È possibile allora tagliare il costo per lo Stato dei piccoli uffici giudiziari, superando le prevedibili resistenze localistiche, e al tempo stesso salvare la giustizia di prossimità?
Il progetto del governo prevede che gli enti locali interessati, anche consorziati tra loro, possono richiedere il mantenimento degli uffici del giudice di pace, assumendosene gli oneri (4): ma si può ben dubitare che in tempi di tagli ai servizi pubblici essi ne siano capaci.
E se fossero invece le Regioni ad assumere la gestione degli uffici giudiziari minori - e non solo di quelli minacciati di soppressione, ma di tutti quelli ricadenti nel territorio di loro competenza?
La contropartita politica potrebbe essere l’attuazione di una norma introdotta nella Costituzione nel 2001, con la riforma del Titolo V approvata dall'allora maggioranza di centrosinistra. L’articolo 116 della Costituzione, nella sua nuova formulazione, stabilisce che possono essere attribuite alle Regioni a statuto ordinario che lo richiedano, “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” in materie attribuite alla potestà legislativa esclusiva dello Stato - tra cui l’“organizzazione della giustizia di pace”. (5)
È il cosiddetto “federalismo differenziato”, che si attiva su impulso della Regione, e per il quale basta una legge ordinaria, approvata a maggioranza assoluta dalle due Camere.
Finora la norma è rimasta inattuata: tra 2007 e 2008, Piemonte, Lombardia e Veneto deliberarono di chiedere un numero più o meno ampio tra le funzioni a disposizione, ma la fine repentina della legislatura stroncò sul nascere il tentativo.
Questa è forse l’occasione per darvi attuazione: gli enti locali dispongono infatti della risorsa che oggi più manca negli uffici giudiziari, cioè di personale e, soprattutto al Nord, di personale radicato sul territorio. Il ministero della Giustizia infatti non bandisce concorsi per cancellieri dal 1995: i sempre più vistosi vuoti in organico possono essere colmati attivando una mobilità degli esuberi da comuni e province, soprattutto se queste venissero abolite.
Le Regioni - soprattutto del Nord – potrebbero essere indotte ad assumersi nuovi oneri in vista di un duplice guadagno: economico, potendo esse sostenere il tessuto delle imprese diffuso sul territorio con una giustizia civile di prossimità, e politico, potendo portare a casa, prima delle elezioni, un risultato concreto e visibile in termini di federalismo, soprattutto nel settore, la giustizia,  che più fa la differenza tra un sistema regionale e uno davvero federale. In tal modo, poi, si aprirebbe una crepa nel fronte delle resistenze localistiche tra le regioni disposte ad accollarsi certi compiti, affrontandone i costi, e le altre.
Le Regioni potrebbero provvedere alle necessità della giustizia locale creando delle agenzie ad hoc, dotate di ampia autonomia. (6) Ma la devolution potrebbe spingersi oltre i soli compiti amministrativi e gestionali e avere a oggetto anche una certa potestà legislativa, che potrebbe esercitarsi su circoscrizioni, statuto e trattamento del personale, piante organiche. (7) Fino ad arrivare, come la Regione Lombardia con propria delibera chiedeva nel 2007, al “riconoscimento di un ruolo regionale nei percorsi di selezione, nomina e formazione dei giudici di pace”. (8)
Di certo, la giustizia regionale dovrebbe avere la possibilità di autofinanziarsi, trattenendo i diritti per gli atti giudiziari, nonché le ammende, che oggi vanno alle casse dello Stato.
Siamo dunque di fronte a un’opportunità storica: la fine del monopolio statale in materia di giurisdizione. Proprio come avviene nei sistemi federali si aprirebbe una concorrenza virtuosa tra diversi sistemi giudiziari, e non solo tra il piano nazionale e quello regionale, ma anche tra le diverse Regioni.
Alle Regioni si offre l’occasione di assumersi gli onori e i connessi oneri del federalismo e di dimostrare di saper fare di più e meglio dello Stato. La giustizia è il banco di prova ideale.



(1)
Fonte sito CSM
(2)
Legge 14 settembre 2011, n. 148, art. 1, co. 2 lettera L. e Relazione allo schema di D.Lgs. - Revisione delle circoscrizioni giudiziarie - Uffici dei giudici di pace
(3)
Elenco uffici soppressi
(4)
Art. 3 Schema di Decreto Legislativo recante: "Revisione delle circoscrizione giudiziarie - Uffici dei giudici di pace"
(5) Si è operata così una eccezione rilevante al principio dell’art. 110 Cost. secondo cui “spettano al ministro della Giustizia l'organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. Il competente dipartimento dell’organizzazione giudiziaria del ministero della Giustizia (Dog) ha competenze in materia di personale (reclutamento e formazione), risorse materiali, bilancio, statistica, informatica, e reclutamento dei magistrati.
(6) Cfr. “
Un'agenzia per una giustizia efficiente”, lavoce.info 11.11.2011
(7) L’art. 116, infatti, fa riferimento alle materie indicate dal secondo comma dell’art. 117, vale a dire quelle coperte da potestà legislativa esclusiva.
(8) Deliberazione VIII/0367, Regione Lombardia, VIII legislatura.

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